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Donadoni: "Ma non è finita"

Donadoni

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Il risultato è una arringa puntigliosa ma monocorde, fatta da un uomo forse inconsapevole dello choc provocato dalla sconfitta che diventa in negativo una pietra miliare nella storia del calcio azzurro: non una Corea, ma quasi. Certo, come ha ammesso Buffon, la peggiore Italia degli ultimi 15 anni («ma a me - puntualizza il ct - lui non l'ha detto»). Certo, un tecnico sotto processo e non amato neppure dall'apparato oltre che dai tifosi da sempre sensibili soprattutto ai risultati. «Guardate lo score, abbiamo tirato quanto l'Olanda». È questo il primo concetto espresso in conferenza stampa da Donadoni: quasi ad ipotizzare che la differenza tra l'«Arancia meccanica» e la spenta squadra azzurra sia stata tutta negli episodi. «Provate a pensare se il tiro di Di Natale passato tra le gambe del difensore fosse entrato in rete nel primo tempo. Sarebbe stata tutta un'altra storia». E poi «che siamo stati dominati è una vostra valutazione». Affermazione temeraria, direbbe in aula una pubblica accusa appena appena motivata. La formazione è il capitolo più difficile per il ct. Neanche Perry Mason, visto il risultato, lo farebbe assolvere. «Appunto, visto il risultato. Manca però la controprova. Certo è stata una sconfitta pesante, la più pesante degli ultimi due anni. Che dico, degli ultimi dieci, venti. Così siete contenti. Ma per me quello era prima della gara l'11 migliore. Barzagli? Ditemi voi quante gare ha sbagliato in azzurro. De Rossi fuori? È un gran giocatore ma chi dice che deve giocare sempre? Di Natale ha sofferto? Tutti pagano lo scotto all'inizio di una grande avventura». L'ombra di Lippi torna ad aleggiare sulla testa del successore Donadoni. «Me l'aspettavo - commenta l'attuale ct - e non mi amareggia. Non potevo pretendere rose e fiori. Il mondiale è passato, ora c'è un'altra Italia: la filosofia di Donadoni è chiara. I giocatori sono tutti importanti, per questo le sostituzioni un pò «scolastiche»: prima Del Piero di Cassano, Grosso al posto di Materazzi che «era in recupero dopo una stagione in salita. Voi sostenete che si vedeva chiaramente che non è in condizione. Quanto siete bravi....». Le domande si fanno via via più aggressive: «È stata scritta una delle pagine più nere della storia del calcio italiano - gli fanno notare - la ringrazio, per fortuna c'è lei che mi ci fa pensare. Si ricordi però che a questa sconfitta fa da contraltare ad esempio il fatto che nelle qualificazioni abbiamo vinto in Scozia dove l'Italia non c'era mai riuscita, ci sono picchi in positivo e in negativo. Anche nelle qualificazioni eravamo partiti male: un pareggio e una sconfitta. La strada era in salita, tutto sommato siamo qui». Il problema è che questo Europeo è improvvisamente diventato una montagna da cima Coppi. Ma nel panorama confuso almeno una certezza c'è: con la Romania si cambia. Il ct non quantifica le novità (tre, forse quattro), ma ammette che è già deciso: contro Mutu e compagni non potrà giocare la stessa squadra. In aiuto di Donadoni il presidente federale Giancarlo Abete. «Siamo qui per dire che ci siamo. Anche la fase di qualificazione era partita in salita, poi sapete come è andata. Ci sono tutte le condizioni per risalire.Ora ci sono due partite alla nostra portata e siamo concentrati su un unico obiettivo positivo».

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