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Spalletti in «stile» Bernardini

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A Catania era reduce da uno slalom parallelo durato una lunga, eterna settimana, con il rivale di due stagioni, Roberto Mancini, ormai da lungo tempo scomposto, sgualcito, irriconoscibile rispetto al giovanotto col boccolo, l'abbronzatura giusta, la sciarpa azzurra, la posa da Uomo Vogue e la dialettica da divo, spesso superficiale. Naturalmente molto aveva congiurato, contro Mancini: compresa l'ultima raffica di intercettazioni che hanno aggiunto veleno a veleni. Su questo fronte, Spalletti ha trovato parole acconce anche per rappresentare il dispiacere della sconfitta ricordando gli «aiutini» incassati dagli avversari nel cuore della battagliata stagione, ma senza scadere nel lamento: orogliosamente, si è solo riferito all'intervento più aperto e sincero di De Rossi, che ha espresso civilmente ma duramente il suo pensiero agli interisti«"aiutati». Più tardi, all'ora delle interviste dopopartita, quando gli ho chiesto del futuro, ovvero del rischio che lo scudetto mancato potesse produrre una sorta di depressione, è stato altrettanto chiaro: «La Roma ha realizzato un capolavoro di professionalità, compensando con il lavoro le carenze d'organico rispetto agli avversari: e questa è la strada del futuro». Si voleva sentirgli dire di acquisti, rinforzi, investimenti, magari per consolare i tifosi delusi: ha evitato di cadere nella tentazione del comizio politico, promesse promesse, ribadendo il primato del lavoro e sottolineando le qualita' dello staff. A quel punto mi è venuto in mente il doppio confronto con il Manchester United non per fatti di campo ma per i suoi cordiali rapporti con Alex Ferguson, il Papa dei tecnici continentali, il Maestro indiscutibile che fra poche ore si giocherà la Coppa dei Campioni. E ho pensato che Spalletti, forse unico in Italia, abbia a sua volta le qualità per diventare anche manager della Roma, gestore dell'intera quota tecnica, mercato compreso, e anche della linea di comunicazione, troppo spesso soprattutto in passato scivolata in toni provinciali. Credo che meriti questa responsabilità ammesso che gli sia gradita, naturalmente anche in una futura trattativa di cessione del club. Viva Totti, ottimi i giocatori, bravi i dirigenti a partire da Rosella Sensi per finire allesperto Pradè. Ma la garanzia dell'Azienda Calcistica Roma è lui, Luciano Spalletti.

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