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Unicredit tiene tutto aperto

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Profumo non lo dice - non può farlo - ma lo fa capire nel suo nella sua risposta all'azionista Pederzoli che chiedeva lumi sulla situazione debitoria di Italpetroli. E l'intervento del numero uno di Unicredit è stato accolto in maniera positiva dagli uomini che lavorano per Soros: gli advisor italiani, Studio Tonucci e Banca Rothschild, e soprattutto la Inner Circle Sports. La «palla» resta comunque nelle mani dei Sensi che devono però ultimare il piano di cessione di altri asset (depositi di Civitavecchia e terreni a Torrevecchia) che gli consentirebbe di tenersi il gioiello di famiglia, l'AS Roma: una manovra lontana dalla sua conclusione e piena di ostacoli. Profumo è stato chiaro: «Il piano di ristrutturazione di Italpetroli non è stato ancora approvato e quindi non possono essere forniti dettagli su eventuali asset da dismettere. Le valutazioni sulla call option sul 2% (quella che consentirebbe alla banca di diventare azionista di maggioranza della holding) sono state rinviate». Anche l'azionista Angeletti chiede all'ad una risposta chiara su come intende rientrare del credito concesso ai Sensi dall'allora Capitalia (circa 320 milioni di euro allo stato attuale). «Noi non siamo coinvolti in eventuali trattative per vendere gli asset di Italpetroli - precisa Profumo - e per quanto riguarda l'eventuale vendita dell'As Roma ci rimettiamo al comunicato congiunto AS Roma-Italpetroli del 26 aprile 2008». Quello in cui si spiega come il debito nei confronti della banche sia slegato dall'eventuale vendita del club giallorosso. «Ovviamente - conclude l'ad di Unicredit - la nostra strategia è quella di salvaguardare la posizione creditizia della banca, tutelando l'interesse dei propri azionisti». Altro messaggio chiaro ai Sensi. Non una pressione forte, quindi, ma un segnale che gli emissari di Soros intepretano come una possibile riapertura della trattativa. Ale.Aus.

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