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Unicredit «preoccupata» convoca la Sensi a Milano per martedì

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Il problema e che Unicredit inizia a preoccuparsi del fatto che l'attesa possa far scappare un acquirente sulla carta (e non solo) molto appetibile e in grado di «sanare tutto». L'esposizione del gruppo Sensi è enorme (superiore a 350 milioni) e serve un piano di rientro chiaro che consenta tranquillità a tutti: cosa tra l'altro accaduta finora. Ma il vertice milanese viaggia su binari diversi rispetto alla trattativa con gli «americani». Su quel fronte al momento tutto tace, ma gli avvocati incaricati di fare da advisor sono lì che aspettano un segnale da un momento all'altro: segnale che non sembra arrivare al punto che gli studi sono più o meno deserti, ma allo stesso tempo tutti pronti all'immediato rientro qualora si muovesse qualcosa. Stato d'allerta dunque, con la prossima mossa nelle mani di Soros & Co. che potrebbe non tardare molto. Dopo i primi incontri e contatti le due parti erano ancora lontanissime. Ci sono quasi settanta milioni tra richiesta e offerta: troppi. Troppi anche se nella partita dovesse rientrare la costruzione del famigerato stadio. Qui, come campagna elettorale vuole, ogni giorno ce n'è una nuova. Dopo le ovvie «aperture» dei due candidati sindaco, arriva l'attuale primo cittadino di Roma a far tornare tutti, opinione pubblica compresa, con i piedi per terra. Ieri Veltroni, che già aveva comunque «aperto» a Soros, ha rallentato sul fronte stadio. «Si può anche decidere di costruire due nuovi stadi per Roma e Lazio, ma poi dobbiamo stabilire cosa fare dell'Olimpico, che tra l'altro è un bene vincolato, e del Flaminio. Non è che possiamo avere due stadi vuoti e farne altri due». E qui casca l'asino, perchè poi al Coni (che comunque in materia avrà anche voce in campitolo e non dovrebbe faticare a riciclarlo in maniera diversa: concerti, meeting e altro) chi lo dice? Nel senso che attualmente le due squadre della capitale versano al Coni un canone di quattro milioni di euro l'anno: più extra. Ma questo sarebbe il male minore, perchè il problema è dove e come farlo 'sto benedetto stadio. E ancora: perchè adesso dovrebbe essere concesso agli americani di costruire un impianto che è stato negato ai Sensi che ci provano dal '90? Insomma, se lo stadio fosse (probabile, ma non certo) condizione essenziale per l'arrivo di Soros, al momento la situazione sarebbe davvero difficile. Intanto l'affare rischia di congelarsi... e sarebbe un errore imperdonabile: per tutti.

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