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Tre indizi fanno una prova

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Il vero danneggiato la Roma responsabilmente tace. Magari i tifosi no, perché se è vero che il sospetto è il pane del calcio qui ci troviamo difronte ai tre indizi che dovrebbero formare una prova. Dobbiamo invece credere fino in fondo all'onestà arbitrale. In caso contrario, meglio chiudere bottega. Ho fatto molte proposte, agli arbitri, segnatamente ai loro capi Gussoni e Collina: per svelenire il clima del dopopartita ho chiesto che sia data ai giudici di gara facoltà di spiegare almeno qualche dettaglio di particolare evidenza per evitare l'orgia moviolistica; Collina ci sta, la Federazione no, e questo l'abbiamo già detto, ma il designatore ha abilmente saltato l'ostacolo intervenendo personalmente a spiegare gli errori dei suoi fischietti. L'aveva già fatto lunedì scorso in un'Assemblea, ieri lo ha fatto da perfetto... addetto stampa dell'Aia. Ho chiesto e visto che è di moda l'applicazione di una «moratoria-moviola» giusto per chetare gli animi, riconducendo la macchina televisiva che la fa da padrona al tradizionale uso del ralenti; che basterebbe; domenica sera il telecronista di Sky ha visto subito il fuorigioco di Cambiasso, e un istante dopo lo ha ribadito: l'orgia notturna non ha aggiunto niente se non molta ipocrisia, come dire che «l'Inter è perseguitata dagli errori arbitrali». L'ultima raccomandazione che rivolgo a Collina e non è macchinosa riguarda l'introduzione del Dubbio d'Emergenza. Spesso e volentieri gli arbitri son troppo sicuri nel prendere le decisioni più delicate soggette alla smentita-di-moviola. Per restare a domenica, l'annullamento di un gol al Siena nella partita contro il Milan e la convalida del gol di Cambiasso a Catania potevano avere altro destino se l'arbitro ormai munito di strumenti marziani ma di poca buona volontà avesse nutrito un sano dubbio e l'avesse sottoposto al collaboratore sbandierante. Meglio farlo subito i grandi arbitri non hanno paura di dare ascolto agli assistenti che sono lì apposta che arrivare all'emergenza che stiamo vivendo. In palio ci sono la regolarità del campionato, in testa e in coda, e il buon nome del mondo arbitrale. Cosa costa un attimo di prudenza? Dubito, dunque sono.

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