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Vittoria chiave su un campo

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durissimo

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Non la Roma più bella e, al solito, neanche la più pratica, però quei tre punti che la mantengono in linea di galleggiamento li ha meritati. Soffrendo, è vero, più del dovuto e del prevedibile: ma, una volta ribaltato lo svantaggio, il conto l'avrebbe potuto chiudere con largo anticipo. Ha sbagliato clamorosamente il guardalinee sul gol, regolare, di Perrotta, però nella stessa misura in cui i romanisti hanno graziato tante volte il portiere avversario, insomma nell'affanno conclusivo ci hanno messo del loro. Relativamente felice Luciano Spalletti, al solito incontentabile, nel dopopartita qualche punzecchiatura se la sono guadagnata anche due mostri sacri come Totti e Mancini (certo, mostro sacro anche Amantino, purtroppo virtualmente un ex). Determinato, il capitano, a far capire che il piede destro è tornato saldo e affidabile, grande il brasiliano nel riproporre le magiche immagini di Lione per il gol decisivo. Molto bene Pizarro, a limitare qualche stento di un De Rossi un po' sparagnino rispetto al solito standard, recuperato finalmente Perrotta, insomma la Roma risponde, ma è indispensabile che i ritmi, davanti, diventino meno proibitivi di quelli attuali. Difesa un po' distratta, Doni a parte, troppe praterie lasciate al contropiede nerazzurro, qualcosa da rivedere sui rientri e le coperture quando, sui calci piazzati, si invade l'area avversaria.

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