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«Chiacchiere da bar, di quelle che si fanno solitamente tra ...

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it,l'ex dg bianconero sminuisce il senso di quelle conversazioni e parla di «persecuzione». «Sono chiacchiere da bar, credo davvero che non ci sia ombra di reato. Vengono diffuse, però, con uno scopo, come per dire: "guardate che cosa facevano". Chi ha letto risponde come rispondo io: non facevano niente. Non mi riferisco ai magistrati - ha poi specificato Moggi - ma a una parte della stampa. Un disegno? Il termine persecuzione è più appropriato. Vorrebbero impedirmi di parlare: ma sono quarant'anni che sto nel calcio, nessuno mi può impedire di parlare con chi mi chiede qualcosa». L'ex dg della Juve, inibito per cinque anni, ha ricordato le parole di Guido Rossi al momento del divorzio dalla Figc («mi avevano detto che, facendo fuori i dirigenti della Juventus, sarebbe cambiato il calcio, invece chi comanda vuole continuare a comandare») e quelle del pm di Napoli, Narducci: «Ha detto lui che "nel calcio non è cambiato nulla"». Moggi, che sul piano calcistico ha dato un «9 all'Inter e 10 al Milan», ha anche parlato degli interlocutori delle nuove intercettazioni. «Tavecchio è un caso particolare. In tempi passati, ma recenti, ha consumato le sue scarpe per venire a Torino a colloquiare con Giraudo e anche con il sottoscritto. Stranamente è cambiato tutto. Conoscete il gioco delle tre carte?». Del presidente del Torino, Cairo, invece, ha fornito una versione diversa: «Non è vero che mi ha risposto per cortesia, è stato lui a chiamarmi per parlarmi del mercato del suo Torino». Quanto al numero di Abete chiesto a Gravina, «certo che ce l'avevo, ci siamo sentiti più volte anche per scambiarci gli auguri di Pasqua. Avevo però cambiato il telefonino e perduto il suo numero». I rapporti con il ds bianconero Secco? «Non ho bisogno di andare nei sotterranei della Juve: mi hanno chiesto a volte dei pareri ma non la società né Secco. E, d'altra parte, gli acquisti della Juve lo confermano... Non avrei preso né Almiron, né Tiago, né Andrade, né Boumsong».

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