Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Le ...

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Intanto è in atto una guerra tra i club di serie A e quelli di serie B che si disputa a base di assemblee separate e di minacce di sciopero. L'equivoco di fondo è che non si sa in virtù di quale principio le società di serie A dovrebbero cedere una quota dei loro proventi a quelle della serie cadetta. Se gli incontri di serie B non hanno trovato mercato presso le maggiori aziende televisive è perché interessano poco in rapporto a quanto incidono, diritti a parte, le spese di produzione. Se si troverà un accordo si tratterà, evidentemente, di una soluzione artificiale che non risolverà il problema di fondo. Il problema più importante rimane naturalmente quello della ripartizione dei diritti della serie A. La cosa più avvilente è che gli addetti ai lavori, stampa compresa, ritengono soddisfacente la soluzione prospettata che prevede una quota del 40 per cento da dividere in parti uguali tra tutte le squadre ed altri due parametri che si riferiscono ai risultati delle ultime stagioni ed ai bacini d'utenza. Il fatto che si tratti di un miglioramento della situazione esistente non vuol dire che sia una soluzione equa, tutt'altro. I club più ricchi sembrano disposti a cedere qualcosa ma intanto alcuni si sono già protetti con contratti a lunga scadenza, quelli meno ricchi e potenti si accontentano (come del resto si sono accontentati negli anni precedenti) di incassare qualcosa di più, la critica e la ministro Melandri pensano che si tratti di un cambiamento epocale. Infine una ricetta per la serie B. Due gironi di 10 squadre che disputano due volte il girone d'andata e quello di ritorno. Meno spese (trasferte più brevi) e maggiori incassi e forse la possibilità di vendere alle televisioni locali diritti per loro più interessanti.

Dai blog