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L'appunto

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La squadra è decollata dopo l'addio dei 4 capitani

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Chi conosce lo sport dal di dentro sa quale importanza nel determinare i risultati abbia il cosiddetto «spirito di squadra», specie quando ci si trova a competere con avversari oggettivamente più forti dal punto di vista tecnico. Certo: senza un bravo allenatore, bravi giocatori e buone condizioni atletiche la coesione servirebbe a poco. Però è vero anche il contrario. Se ognuno rema per conto proprio una barca non va da nessuna parte. Strano però come, pur essendo tutti d'accordo, nessun osservatore abbia mai sottolineato l'importanza che, ai fini della creazione di questo eccezionale clima interno, hanno rivestito le cessioni operate dalla società nel giro di un anno, fra l'altro in mezzo alle contestazioni. Se è vero che due indizi combacianti possono essere una coincidenza ma tre fanno una prova, non può essere un caso se la squadra di Delio Rossi è decollata dopo aver ceduto, uno dietro l'altro, ben quattro dei propri capitani. Il primo ad essere «liberato», su sua richiesta, fu Cesar. Il secondo Liverani. Il terzo Di Canio. Il quarto addirittura un campione del mondo, Oddo. Tre di loro smaniavano per andarsene e sono stati accontentati da Lotito, un uomo cui tutto si può rimproverare tranne che di non avere le idee chiare. Il quarto, Di Canio, fuori dal progetto-Lazio ci si è messo da solo perché credeva di essere, e voleva essere, qualcosa più di un giocatore (troppo di più). È buffo che, sebbene tutti siano ormai costretti a parlarne bene, ogni uscita del Presidente biancoceleste continui ad essere accolta con un sorrisetto di sufficienza sulle labbra. Eppure nel vasto e tempestoso mare del suo eloquire non è difficile individuare i saldi approdi di un pensiero lucido e razionale. Il reiterato richiamo all'importanza che, nello scegliere giocatori e collaboratori, egli attribuisce ai «valori» che li animano è una non equivocabile indicazione strategica, tra l'altro in linea con quella categoria dello spirito detta «lazialità», patrimonio di chi non si limita a tifare per una squadra ma si riconosce negli ideali dei fondatori di Piazza della Libertà. Né va dimenticato il contributo decisivo che la partenza di certi giocatori ha dato in termini di comunicazione, esterna ed interna. Anche qui Lotito si è dimostrato molto meno naif di come lo dipingono, perché allontanando i tre che chiedevano soldi e privilegi ha messo fine alle polemiche da loro alimentate sui giornali e contemporaneamente trasmesso un forte segnale alla squadra. Allontanando Di Canio, inoltre, ha evitato alla Lazio il rischio di essere definitivamente marchiata col fuoco di una cultura politica che, pur non appartenendole, le attirava ostilità e ostracismo da tutto il mondo. Un restyling che sta aiutando la squadra a esprimere con serenità il proprio valore.

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