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Esploso dopo la squalifica

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Quelle mail estive

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Kobe Bryant rientrava dopo la squalifica affibiatagli dalla Nba. Punito per aver colpito alcune sere prima con una gomitata Manu Ginobili di San Antonio. Kobe non l'aveva presa bene, si era giustificato definendo l'accaduto come un normale scontro di gioco. Niente da fare: multa e sospensione era stato il verdetto finale. Lesa maestà per chi viene costantemente picchiato e provocato in ogni campo degli States. Ecco allora la risposta proprio sul campo, quello degli interdetti Celtics, gli avversari storici dei Lakers: 43 punti con giocate al limite della fantascienza e tutti gli «odiati» spettatori in piedi ad applaudire il figlio del grande Joe. Non era la sparata di una sera perchè il meglio Bryant lo aveva in caldo per il finale di stagione. Lo scorso 16 marzo i poveri Portland Trail Blazers se ne vedono recapitare 65 nella loro retina. Poi è la volta dei Minnesota Timberwolves: Kobe firma 50 punti e dopo 48 ore ne mette a referto 60 contro i Memphis Grizzlies. Solamente alcuni signori del calibro di Wilt Chamberlain, Elgin Baylor e Michael Jordan erano riusciti nell'impresa di segnare almeno 50 punti in tre gare consecutive. Ma a Kobe non bastava e l'altra sera ha piazzato un'altro cinquantello tondo tondo contro Oklahoma. E siamo a 4 partite in fila. Solo il mitico Wilt aveva osato tanto nel 1961-62 con 7 gare consecutive. Forse è questione di tempo. Colpa delle mail estive del coach di Kobe, Phil Jackson: «Controlla il tuo gioco e nessuno ti fermerà». Non è Jordan ma questo Kobe gli somiglia molto. [email protected]

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