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Il ct Berbizier: «Ma per il rugby abbiamo già fatto tanto»

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30,diretta tv su La7) epilogo del torneo Sei nazioni di rugby: arriva l'Irlanda e si preannuncia una battaglia per veri guerrieri. Per Pierre Berbizier lo spirito agonistico è uno stile di vita e le vittorie, non solo quelle sul campo, sono il suo obiettivo primario. Ad esempio, nell'ultimo periodo non lo hanno appagato solo quelle, storiche, su Scozia e Galles. «Considero un grande obiettivo raggiunto quello di trascinare nuove masse ad interessarsi al rugby. Non ci sentiamo antagonisti del calcio, ma vogliamo dimostrare che esiste un'alternativa. Volevamo far capire che c'è la possibilità di andare in uno stadio vivendo un clima di festa ad appassionarsi ad una squadra con la maglia azzurra che dà tutto in campo. Volevamo spiegare agli italiani lo spirito del rugby, ci stiamo riuscendo». Ma ci sono altre vittorie di cui andare fieri? «Certo. Anzitutto, è enormemente cresciuto il rispetto che gli altri hanno per l'Italia. Prima consideravano il Torneo come un 5 più 1, dopo le nostre vittorie siamo finalmente una delle 6 del Torneo più antico del mondo». La nuova considerazione ha portato maggiore interesse per gli azzurri? «L'interesse è aumentato di molto. Basti pensare agli ascolti televisivi registrati in Francia. La rete France 2 raccoglieva, per le partite che non vedevano protagonisti i galletti, intorno al 20%, con Italia-Galles hanno superato il 25%. Penso che dipenda dal fatto che quando c'è l'Italia in campo si respiri qualcosa di nuovo. Inoltre, ai francesi piacciono quelli che danno tutto senza risparmiarsi e noi lo facciamo, mi pare». Si può azzardare un bilancio tecnico del Sei Nazioni? «No, è presto. Abbiamo una partita importantissima da giocare, oggi. L'Irlanda è una delle migliori al mondo e abbiamo un'altra possibilità di valutare la nostra crescita ai massimi livelli. Poi tireremo le somme, ma per i Mondiali di settembre si ripartirà da zero. Non ci sono diritti acquisiti in questa squadra e spero che altri giocatori dimostreranno in futuro la voglia di entrare in questo gruppo». Una delle novità rispetto allo scorso anno è la cresciuta leadership della squadra. Oggi le guide sul campo sembrano più di una. «Bortolami è il capitano ufficiale ed il leader di combattimento, Troncon, anche per il suo ruolo, è un leader nel gioco. Ma io vorrei 15 leader in campo, ci stiamo avvicinando a questo. Guardate Mauro Bergamasco, lui è una guida nell'esempio. Il vero leader non chiede potere, offre un riferimento e per questo viene seguito dagli altri». Dopo la meta di Bergamasco contro il Galles Cariat è saltato in piedi, Checchinato ha battuto i pugni sul banco, lei è rimasto impassibile... «Non pensate si tratti di freddezza. Mancavano ancora tre minuti da giocare, c'era bisogno di lucidità. E poi, ai giocatori lo dico sempre. L'azione più importante è la prossima, quella che deve ancora venire. Lo scorso anno avevamo fatto un buon torneo ma ci erano sempre mancati gli ultimi venti minuti, un fatto esclusivamente di testa, fisicamente siamo sempre stati all'altezza. Quest'anno, tranne contro la Francia, abbiamo sempre condotto il finale del match, quello decisivo». Oui, monsieur Berbizier. L'azione più importante è la prossima, la vittoria più appagante deve ancora venire.

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