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L'osservatorio

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Non avevano calcolato, in casa nerazzurra, l'autentica grandinata che si sarebbe abbattuta sul club italiano, a rendere più amara la delusione per il mancato passeggio ai quarti di finale della Champions League. Non ha fatto sconti, il massimo ente europeo, mandando un ulteriore segnale verso quei comportamenti non in linea ne con il fair play ne con la volontà di mettere un freno agli episodi di violenza, della quale il campo è sempre l'origine, indipendentemente dagli iniziali umori dei tifosi sugli spalti. Moratti ha parlato di sberla e, dal suo punto di vista, potrebbe non avere torto, però non è che nella zuffa conclusiva vi fossero lupi da una parte e agnelli dall'altra. Perché è vero che il proditorio assalto di Navarro a Burdisso resta inqualificabile però non si può negare che lo spagnolo ha perso la brocca non per un improvviso raptus di follia, ma perché nella sua testa è scattato l'istinto della rappresaglia. Insomma, qualcosa doveva pur essere accaduto, prima che il panchinaro del Valencia si macchiasse di un gesto così volgare e così plateale. Adesso l'Inter avrà i suoi problemi quando sarà chiamata ad affrontare la prossima Champions League con l'esigenza di fare fronte ad assenze significative: lunghe quelle di Burdisso e Maicon, pesante quella di Cordoba, da non sottovalutare quella di Cruz, che tante castagne dal fuoco ha tolto a Mancini nel corso della stagione. Dicevo dell'ombrello interista, cioè la proposta di squalifiche a tempo: che nel calcio hanno poco senso tanto che spesso abbiamo visto giocatori scontare i loro peccati sdraiati su confortevoli spiagge estive, per poi tornare abili e arruolati all'inizio della stagione seguente. In realtà questo tipo di provvedimento ha riguardato il solo Navarro: però sette mesi sono un accettabile periodo di tempo per indurlo a meditare. Ma l'aspetto più inquietante della sentenza è che dalle decisioni dei giudici traspare un malanimo nei confronti dell'Italia che sa molto di preconcetto, come se il nostro calcio dovesse rispondere anche di atteggiamenti del passato almeno discutibili. Del resto qualcosa si era intuito di fronte alla direzione vessatoria di Meiuto Gonzales a Lione, dove la Roma è stata tartassata oltre i limite della sopportazione. In questo senso, è proprio la Roma ad avere indicato la strada giusta mantenendo un comportamento irreprensibile, che le ha anche consentito di governare la partita, sottraendosi perfino a ogni comprensibile tentazione di vendetta dopo la mascalzonata ai danni di Chivu perpetrata da Fred. Il quale, per inciso, è ancora in attesa dei provvedimenti disciplinari a suo carico, che si auspicano pesanti ed esemplari. Non ci vogliono bene, insomma, in Europa, nonostante la guida dell'Uefa sia stata assunta da un novarese trapiantato in Francia. Sta alle nostre squadre eludere qualsiasi tentativo di trascinarle non soltanto in possibili risse ma anche in confronti verbali troppo accesi. La Roma ha saputo farlo. Va imitata.

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