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L'osservatorio

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La scelta è stata dell'allenatore non il contrario

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C'è, ma è opinione del tutto personale, qualcosa di singolare in questo rinnovo di contratto ieri ufficialmente celebrato: parlo della fiducia che la società avrebbe rinnovato al suo tecnico, mentre è più ragionevole il contrario. In realtà, l'atto di fede lo ha professato Luciano Spalletti nei confronti della Roma, accettando un progetto ambizioso a lungo termine per ora fermo allo stato di promessa: attendibile, per carità, perché la famiglia Sensi ha dimostrato in questi anni di meritare non soltanto riconoscenza, ma anche credito in proiezione futura. Al di là di un entusiasmo popolare forse mai, nella storia romanista, così compatto e convinto, questi impegni a termine virtualmente indefinito, il massimo previsto dai contratti di questo tipo, rappresentano sempre qualcosa di impalpabile, proprio come avviene nelle promesse matrimoniali. Dimenticate, e tante coppie anche giovani lo sanno fin troppo bene, in presenza di qualche inevitabile contrasto, che la reciproca tolleranza è in grado di attutire, ma che le puntuali recidive possono rendere insanabile, fino alla separazione come l'unica possibile soluzione. Per carità, via anche l'ombra degli uccelli del malaugurio sul felice connubio appena solennizzato con reciproca felicità, ma la storia del calcio insegna come i vincoli a lunga scadenza, specialmente quelli riguardanti lo staff tecnico, per durare esigano una solida unitià di intenti, senza attriti e soprattutto nel rispetto dei ruoli, da una parte la continuità di un lavoro competente e appassionato, dall'altra la garanzia che l'allenatore venga messo in grado di assecondare le ambizioni del tifo. Poiché, per tradizione e bacino di utenza, la Roma non può adeguarsi a progetti di secondo piano, la società deve sapere che il futuro va costruito con pazienza e abilità, però partendo da un presente garante di alto livello qualitativo. Superare insomma i non facili problemi legati ai rinnovi di Mancini, Mexes e Chivu: confidando nell'attaccamento alla maglia, sempre che non vi sia incolmabile disparità tra le offerte di Trigoria e le sirene esterne, auspicato da un maestro della materia come Brunetto Conti. Su queste basi, sarebbe anche inutile andare a cercare i grandi nomi più utili al merchandising che alla quadra, il mosaico già straordinario che Spalletti ha disegnato tessera per tessera potrebbe trovare un tassello in più ogni anno, in grado di assicurare un ulteriore piccolo salto di qualità. Un segnale non incoraggiante viene dall'intenzione di fissare comunque steccati per questa fondamentale operazione, la riconferma dei grandi campioni in organico, ma una società che sembra avere assestato la propria economia non dovrebbe farsi prevaricare dai Paperoni inglesi o spagnoli. La fiducia, di Spalletti e del popolo romanista, dovrà trovare felici rispondenze.

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