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Mea culpa di Blatter nella giornata di celebrazioni azzurre «Ho sbagliato a non premiare l'Italia la notte di Berlino»

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Quella sera, il presidente della Fifa, lasciò la scena a Johansson, preoccupandosi più di difendere Zidane, protagonista della testata a Materazzi, che del cerimoniale. «L'ho detto agli azzurri: la storia dirà che fu un errore che il presidente della Fifa non abbia premiato gli azzurri campioni del mondo, e in effetti è stato un errore. Avevo già chiesto scusa alle autorità italiane subito dopo la finale». Così sei mesi dopo Berlino Sepp Blatter ha fatto ammenda con l'Italia per non averla premiata di persona con la Coppa del Mondo il 9 luglio: con una motivazione nuova e a quanto pare definitiva - il timore dei fischi dei tedeschi -, e soprattutto con l'uso di un termine del suo particolarissimo esperanto calcistico. Un misto di francese, spagnolo e italiano buono per ciascuno dei tanti paesi del regno Fifa. «Mi ero già scusato con le autorità sportive e politiche e ora lo faccio con voi», ha detto Blatter nell'incontro riservato con Lippi e i 23 campioni del mondo, prima di chiedere un applauso per Cannavaro non ancora arrivato, e fare il suo elogio ai calciatori («complimenti, avete dimostrato che i giocatori non c'entravano con calciopoli e che i principali attori siete voi, non i dirigenti») e soprattutto al ct del Mondiale: «Lei è un maestro del calcio». Pace fatta, insomma, dopo aver riconosciuto con un piccolo artificio di diplomazia verbale il suo sbaglio. «Fin dall'inizio del Mondiale, e anche prima - ha raccontato il colonnello dell'esercito svizzero-, i tedeschi avevano mostrato antipatia verso la Fifa. Quando ne sentivano il nome partivano fischi dallo stadio. Ora posso dire perché non ho premiato io: decisi prima dell'inizio della gara, volevo evitare una situazione imbarazzante». «Queste cose Blatter me le aveva già dette, va bene così», si è limitato a commentare Lippi, affiancato da Gigi Riva, che dopo mesi di critiche allo «sgarbo» di Blatter ieri ne ha accettato con fair play la mano tesa. «Non è questo il centro della giornata», ha detto Riva, accogliendo i 23 azzurri che si ritrovano tra abbracci e sorrisi, a Roma, per la prima volta dopo la vittoria. «In Italia il mio gesto è stato interpretato come una mia ostilità - ha spiegato ancora Blatter - È esattamente il contrario. L'Italia ha vinto con merito. Il loro titolo è stato meritato, non ho mai detto il contrario. L'intervista sull'Australia? Se chi l'ha diffusa in Italia avesse ascoltato la registrazione, avrebbe capito che non c'era nulla contro gli azzurri. Anzi spero di premiarvi nel 2010 in Sudafrica». E se il presidente Fifa ha commesso l'errore politico di non salire sul palco, Blatter confessa di avere l'Italia nel cuore. E allora la pressione per la pace Zidane-Materazzi si allenta («ho parlato con il giocatore italiano, forse più avanti: Zidane ha perso il controllo, ma non è così importante»), il giudizio sulla transizione italiana è morbido: «La situazione non è normale; ma ho parlato con Pancalli e Petrucci, so che il 22 gennaio ci sarà un'assemblea per il nuovo statuto. Mi auspico che venga approvato». Meglio guardare avanti, alle tante proposte in cantiere. «Siamo per il professionismo degli arbitri e per l'uso della tecnologia in campo, ma non per la moviola che fermi l'azione: quella solo dopo. Zidane-Materazzi? Non fu moviola in campo, ma l'ausilio del replay di un monitor da parte del quarto uomo». Anche Pancalli, commissario straordinario, applaude al gesto di Blatter ma guarda avanti.

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