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Serve Rocchi

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Il penultimo blitz nerazzurro, marzo 1996, fu determinato da un autogol di Nesta e, volendo essere sinceri, non racchiuse l'autorevolezza dell'altra sera, quasi una superiorità indiscutibile perfino in inferiorità numerica. Ma un diverso destino sarebbe saltato fuori realizzando quel rigore che reclamava Makinwa spostato in corsa da Materazzi, episodio sottovalutato o addirittura trascurato da molti commentatori, mentre quelli di Formello intendono chiudere l'anno solare in Emilia a quota 25, e il girone d'andata con 28 punti (basta battere in casa il Siena, posticipo notturno del 15 gennaio), cioè il più possibile accanto alla zona dei preliminari-Champions. Che in un campionato così mediocre, dove Udinese, Sampdoria e Catania, ora appaiate al quarto posto, hanno quasi la metà del bottino interista, resta aperto a tante soluzioni, senza escludere il rientro di Fiorentina e Milan, ancora attardate causa le rispettive penalizzazioni. Ecco perché la Lazio deve dimenticare in fretta i morattiani, davvero di un altro pianeta, e ridisegnare i propri obiettivi con buone possibilità di battere in trasferta la terzultima della classe, cui appartengono la peggiore difesa in circolazione (30 reti) e giusto due vittorie arraffate al Tardini contro Ascoli e Atalanta. Non vi pare la più comoda delle trasferte da capitalizzare in prossimità del Natale? Delio Rossi guarda male chi si fida delle apparenze escludendo miracoli tecnico tattici spesso possibili in quel mistero agonistico che è il football. Proviene da una sconfitta preventivabile e tuttavia, davanti ai galacticos di Roberto Mancini, Ledesma e gli altri non hanno riprodotto gli incanti del derby, risultando particolarmente deludenti in Manfredini e nell'accoppiata Pandev- Makinwa. Urge ripristinare furore agonistico e ritmi elevati dentro lo stesso modulo, 4-3-1-2, che prevede Mauri trequartista a supporto del rientrante Rocchi e del suo partner macedone, chissà quanto ispirato. E qui bisogna ammettere che ci si aspetta un Tommaso Rocchi arrabbiato e in grado di fare la differenza, come in genere capita ai bomber di razza quando avvertono il disagio di aver perso occasioni preziose e di viaggiare in ritardo sulla media abituale delle loro realizzazioni. Certo, Stefano Pioli cercherà precauzioni adeguate, abbastanza galvanizzato dai quattro pareggi accumulati in dicembre e dall'inesauribile serbatoio di giovani sventagliato per fronteggiare l'emergenza. Sempre assente il radar di Morfeo e altri operai della catena di montaggio, non è difficile prefigurare un'opposizione abbottonatissima, in grado di lottare su ogni metro di campo e di garantire grazie a qualche giovane talento (Ferronetti, Ciaramitaro, Pisanu, Bocchetti, Dessena e l'acrobatico Paponi) puntuali arrovesciamenti verso il terminale Budan, 7 gol già sradicati fra i 15 della produzione ducale. Tuttavia sarebbe grottesco ampliare la psicosi Parma in un appuntamento caratterizzato dalla superiorità di partenza della compagnia-Oddo. Superiorità che non deve diventare presunzione o fuorviante presentimento di avere in tasca il match prima di disputarlo, per diritto divino. E che l'arbitro Saccani, discusso in diverse occasioni, stavolta passi inosservato. Auguri doppi.

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