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Nell'anticipo serale una Lottomatica spenta cade contro la Climamio

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Giallorossi dominati a Bologna per 40 minuti sotto i colpi di Mancinelli

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Ferita per la sconfitta velenosa di Zagabria, figlia di una gara assolutamente più che dignitosa, la squadra capitolina s'è presentata all'ombra delle Due Torri contro la Climamio, reduce dalle pernacchie ricevute in Eurolega (77-91 contro il Prokom) con l'unico evidente obiettivo di recitare un ruolo da comparsa nel ritorno di Repesa sul campo dei suoi favolosi precedenti anni italiani. Applausi ed incoronazione per l'ex imperatore che non può esimersi però dal dovere delle valide spiegazioni a chi oggi lo paga, leggasi famiglia Toti, e soprattutto ai pochi tifosi che ancora oggi sperano in un'alzata di testa della Virtus che possa risollevare la stagione. Per figure simili, di certo anche meno avvilenti, Pierino Bucchi fu messo alla porta. Allora lui, ritenuto unico responsabile del tracollo virtussino, aveva evidentemente meno forza per potersi difendere e denunciare il perché di una squadra senza nè capo nè coda. Come quella di oggi, che Repesa rigira di partita in partita cercando di nasconderne le evidenti magagne, con poco costrutto. Roma ad oggi è orfana, per scelte cervellotiche, di pivot di ruolo, e le sue ali forti al minimo alito di vento sbagliano conclusioni da un passo come bimbi del minibasket. Per non parlare della regia. Messo alla porta il ribelle Ilievski il rendimento di chi oggi lo deve sostituire, Chatman e l'ingrigito Giachetti, è da penna rossa. Così, come sorprendersi del 92-66 finale a vantaggio della Climamio Bologna? Che aspettava solo la Virtus della Capitale per riconciliarsi con il proprio pubblico. Edney ha consumato la propria vendetta da ex, Cavaliero scherzato con Giachetti, Bluthenthal e Mancinelli spazzato via chiunque si è loro opposto. Solo Belinelli, che evidentemente dentro si sente ancora colpevole per il gran rifiuto di questa estate, è apparso in imbarazzo come i confusi avversari. Basta saper fare un pò di conti per capire come l'ingresso alla Final Eight di Coppa Italia sia quasi sfuggita di mano, e sarebbe la prima volta dall'arrivo della famiglia Toti al timone. È probabile che presto si consumino altre rivoluzioni in seno al roster, alla ricerca di una formula magica, simile alla caccia alle streghe, che nemmeno Einstein saprebbe ora trovare. Repesa, almeno per ora, rischia poco ma non più nulla. Ma oltre alle sue prese di responsabilità c'è bisogno di qualcosa di più. Questa squadra non difende, attacca male e sembra distante dall'accettare i nuovi dettami tecnici. Pesic aveva saputo trovare i rimedi. È ora che lo faccia ance il tecnico croato. Il passato, come le corone di plastica e le colonne in cartone montate per la coreografia bolgnese, è appallottolato in un angolo. Basta con le parole, che a parlare siano ora i fatti.

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