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L'osservatorio

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Il toscano ha bisogno di una squadra in vena

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Questa vigilia ha, parlo per me, ma so di trovare piena sintonia in tanti colleghi e addetti ai lavori, protagonisti o narratori di storie di calcio, un'atmosfera di profonda tristezza. Già è duro quando un amico ci lascia, quasi insopportabile quando questo amico, Alberto D'Aguanno, se ne va a quarant'anni, senza preavviso, e ne soffriamo come se gli addebitassimo una sorta di tradimento. Una colpa della quale Alberto, ragazzo squisito e di rara simpatia, oltre che esemplare professionista, non avrebbe mai potuto macchiarsi, naturalmente. Camminiamo per la nostra strada, non sapremo mai che cosa si nasconde dietro il primo angolo, un colpo del genere potrebbe indurre a riflettere perfino quei cialtroni che talvolta riescono a trasformare una partita di calcio in un evento drammatico, quando non tragico. Suggerire, insomma, qualche pensiero sui valori del rispetto umano e sulla fragilità del nostro quotidiano. Mi scuso per la digressione e con chi si aspetta che si parli esclusivamente della serata dell'Olimpico, finalmente in scena dopo lunga attesa, con la Roma avanti in classifica, ma la Lazio virtualmente a ridosso se si considera la penalità: e con la promessa di uno spettacolo divertente, per la qualità di gioco che le due rivali sono in grado di esprimere. Spalletti conosce benissino le insidie di un confronto con un centrocampo molto solido fisicamente, ma anche in grado di produrre giocate ispirate dal telento. Penso sia fin troppo semplice affermare che la Roma non vuol sentir parlare di alternative alla sua manovra e al suo schieramento in campo, perché può esibire una fisionomia ben definita e di certo non intende stravolgerla a seconda delle caratteristiche dell'avversaria di turno. Come la Roma, anche la Lazio sa mantenere con attenzione gli spazi tra le linee, squadra corta che in un certo senso si specchia nell'attuale avversaria. Le maggiori difficoltà per la Roma, che dovrebbe contare su Francesco Totti anche se ufficialmente il dubbio rimarrà fino all'imminenza del fischio di inizio, dovrebbe produrla la capacità del centrocampo laziale di aggredire alto, creando qualche impaccio ai primi ispiratori dell'iniziativa giallorossa, Pizarro e De Rossi. Avrà bisogno, Spalletti, soprattutto di una felice vena, ma anche della massima dedizione tattica dei due esterni alti, per non andare in sofferenza nella zona nevralgica del terreno. Ma sono problemi ben noti al tecnico giallorosso come, dall'altra parte, a un Delio Rossi a sua volta bravissimo. Così che, come del resto avviene puntualmente nelle occasioni che più contano, le sorti della partita rimarranno probabilmente legate all'estro e alle capacità creative dei singoli. Saranno alti i ritmi agonistici, sui quali i laziali faranno molto affidamento, la Roma dovrà adeguarvisi con molta freddezza, ricordando anche che otto diffidati, pur se Ferrari è al palo, non sono pochi. E che la prossima notturna vedrà all'Olimpico il Palermo.

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