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CANDELA Che gioia il giorno del poker di Montella

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..ed è fatta. Sei contagiato. Come una malattia rara, incurabile, che ti riporta sempre lì con la testa, come si nomina la parola derby, anche quando sei a mille miglia di distanza. Dieci anni nella capitale, quindici derby giocati. Vincent Candela si è allontanato dallo stress capitolino e ora vive sereno nella piccola Siena: ma il derby gli è rimasto nel sangue. E alla domanda su quanto gli manca il derby di Roma, il viso cambia espressione, gli si riempie di gioia e torna ad indossare, anche se per un momento, la maglia giallorossa: che forse non si è ancora mai tolta di dosso. «Risposta scontata. «Il derby della capitale — attacca il francese — se lo hai giocato non ti può non mancare. Hai ottantamila persone che urlano, la pressione si sente e quando arrivi nella capitale la prima cosa della quale ti parlano è proprio il derby. Anche se oggi non è più come dieci anni fa, perché ora si pensa allo scudetto, ma è sempre un derby». Non si dimentica l'episodio che gli è rimasto dentro della stracittadina. «Sì, quel cross dalla destra per Montella nel derby del 4-0. Quando in una partita così dopo mezz'ora sei quattro a zero, fa una certa impressione. Diciamo che la giochi con un'altra tranquillità: un sogno». Ma c'è un derby che gli è rimasto indigesto e che il francese vorrebbe rigiocare. «Quello nel quale abbiamo perso con il gol di Di Canio. Io ero in panchina e mi piacerebbe rigiocarlo da titolare. La panchina? in un derby è terribile, una sensazione bruttissima». candela sa benissimo cosa vuol dire avere dalla propria parte un uomo simbolo come Totti per la Roma o come fu Di Canio per i laziali. «Ovvio, perché sono proprio loro che ti spiegano cosa vuol dire derby a Roma. È una cosa importante non solo per la squadra ma per tutta la città». Nessun dubbio sulle condizioni dell'amico Totti che secondo il fracnese sarà regoalrmnet ein campo. «Francesco giocherà anche questo derby, state tranquilli. Uno come lui — speiga il francese che con Totti ha diviso due lustri spettacolari — non si tira mai indietro, figuriamoci se lo farà in una partita così importante come la stracittadina della capitale. Per un romano poi il derby è qualcosa che va oltre il calcio». Ha lasciato Roma senza riuscire a realizzare un gol nel derby, ma la cosa non gli pesa... anzi. «No, il gol al derby non mi manca, ma va bene così perché a Roma ho passato dieci anni fantastici e ho ricevuto tanto. Ho anche passato dei brutti momenti, perché mi ricordo le sconfitte contro la grande Lazio: allora c'era poco da ridere. Ma il derby è stata sempre una gran bella partita». La fede giallorossa gli è rimasta dentro e non ha dubbi su cosa farebbe se la Lazio gli chiedesse di indossare la maglia biancoceleste. «Mai, non sarebbe giusto per i miei tifosi. Sarebbe una mancanza di rispetto enorme». Infine un pronostico sul derby di oggi. «La Roma parte avvantaggiata, al momento mi sembra più forte della Lazio, ma questo non vuol dir molto. Per vincere un derby ci vuole carattere, personalità, grinta cattiveria agonistica perché non è una partita come le altre. Se lo vedrò? Sì e proverò a venire all'Olimpico. Quel pomeriggio giocherò a Genova ma ho preso una aereo per arrivare giusto in tempo... almeno ci proverò, mi piacerebbe tornare all'Olimpico».

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