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Grandangolo

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Sì, gli ascolani fra poco di scena dentro l'Olimpico non hanno mai vinto in questa sciamannata stagione, e per trovare l'ultima loro vittoria bisogna risalire alla 38.ma giornata dello scorso campionato, quando superarono, 2 a 1, in casa l'Empoli. E ancora: hanno già perso 4 volte su 6 trasferte, ma fra i loro disastri vantano l'incredibile pareggio arraffato davanti alla Roma. Se poi aggiungiamo che gli avversari di circostanza, passati dalla gestione-Tesser alle cure di Sonetti presentano il peggior attacco della serie A, appena 6 reti, ce n'è abbastanza per toccare ferro, salvo allertare i laziali, cui capita ogni tanto di rianimare le formazioni sofferenti. Ecco, nonostante vantino 2 punti in più rispetto a dodici mesi fa, i biancocelesti scoprono di aver quasi consumato le sfide comode del calendario e di chiudere proprio oggi la fase pianeggiante, prima di inerpicarsi lungo le impervie salite del campionato. Per cui sarebbe un peccato sciupare l'occasionissima di scavalcare i cenerentoli, di misura o di goleada, mentre il presidente Lotito si augura che proceda nel migliore dei modi l'iniziativa di triplicare il numero degli abbonati, grazie ai due amici che ogni fedelissimo laziale può portare alla partita con l'aggiunta di un minimo esborso simbolico. C'è bisogno di risvegliare gli entusiasmi e di qualche colpo d'occhio degno del passato, presupposti propedeutici per aiutare Peruzzi e compagni a proiettarsi davvero verso il quarto posto, approfittando di una serie A anomala dove la mediocrità regna sovrana un po' ovunque, prescindendo da Inter, Palermo e Roma. Che anzi, in settimana, il difensore Stendardo, prossimo avvocato, ha rincuorato i tifosi giudicando quelli di Formello inferiori solo all'Inter; valutazione forse esagerata e comunque galvanizzante visto che dopo la presumibile festa dei bomber ai danni dei piceni, bisognerà andare a Firenze, affrontare il derby, tornare in Toscana contro il Livorno e poi accogliere i primatisti nerazzurri con chissà quali esiti. Tuttavia è meglio pensare all'ostacolo immediato, senza precorrere i tempi, visto che qualsiasi sfida va giocata evitando l'ubriacatura dei pronostici anticipati e troppo facili. Così non v'è dubbio che gli oppositori, meno sfiduciati grazie al pareggio di domenica scorsa con la Fiorentina, diventerebbero indigesti qualora incrociassero antagonisti presuntuosi e convinti di avere i 3 punti in tasca pure senza usare adeguato furore agonistico negli snodi del match. Sia benedetto allora il pragmatismo di Delio Rossi, che resta il pilastro più importante nell'architettura di Lotito, presidente sempre maleamato e però tenace come nessun altro nell'attendere un vistoso sconto alla sua squalifica dall'Arbitrato del Coni previsto nella prossima settimana. Intanto tocca alla Lazio rammendata, Belleri per Oddo e Baronio al posto di Ledesma, rimpolpare la produzione offensiva (arrivata a 19 reti) sull'asse Mauri-Rocchi-Pandev. Pare la formula magica di una fragorosa riabilitazione che non può essere interrotta dalla furbizia tattica di mastro Nedo, cui basterà affidare a un'unica punta, Bjelanovic, le velleità ascolane di circostanza, in quanto nel football «mai dire mai». Però i riferimenti monitorizzano impietosamente il gap esistente, e risulterebbe pazzesco perfino lo sgarbo di un gol subito dalla terza difesa del campionato, rimasta imbattuta nel 50% delle sue prestazioni. Ciò significa che per il presidente ospite, Roberto Benigni, non ci dovrebbe essere scampo sotto gli assalti dei finalizzatori rituali o di complemento, tutti alleprati dall'imperdibile opportunità di avvicinare il Livorno impegnato a Reggio Calabria. Insomma la Lazio rinsavita non può che raggiungere quota 18, con buona pace di Paparesta, che riemerge dopo il diluvio di calciopoli. Buona fortuna anche a lui.

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