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I pm chiudono le indagini: per loro otto imputati sono da giudicare

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Escono dall'inchiesta Chiara Geronzi, Giuseppe De Mita e Tommaso Cellini

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Quanto denunciato da «mosche bianche» (una di queste l'allenatore Zeman) in varie epoche e troppo spesso sottovalutato dagli addetti ai lavori, e non solo, è messo adesso nero su bianco, su fogli di carta della procura di Roma. E tra non molto i responsabili della Gea World, società di procure sportive detestata da numerosi agenti di calciatori, potrebbero finire sul banco degli imputati in un processo. I pm romani Maria Cristina Palaia e Luca Palamara hanno concluso gli accertamenti nei confronti di otto indagati e depositato gli atti. Procedura, questa, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio dei destinatari dell'avviso di chiusura delle indagini. Si tratta di Luciano Moggi, ex dg della Juventus, il figlio Alessandro, già presidente Gea, Franco Zavaglia, ex ad, Riccardo Calleri, ex socio, Davide Lippi, procuratore sportivo, Luciano Gaucci, ex patron del Perugia, Francesco Ceravolo e Pasquale Gallo, collaboratori dei Moggi. Escono di scena, invece, altri tre indagati: Chiara Geronzi, ex socia Gea, Giuseppe De Mita e Tommaso Cellini, questi ultimi ex dipendenti della società. Nei loro confronti non sono emersi fatti penalmente rilevanti (erano coinvolti in relazione al passaggio di Alessandro Nesta alla Gea) e per loro ci sarà una richiesta di archiviazione. Pesanti le accuse ipotizzate: associazione per delinquere finalizzata all'illecita concorrenza mediante minacce o violenza per tutti ad eccezione di Gaucci per il quale è ipotizzata solo l'illecita concorrenza. A Zavaglia si contesta anche la violazione fiscale in relazione alla contraffazione di fatture emesse dalla società Eugenio Marinella per l'acquisto fittizio di migliaia di cravatte. Il tutto per evadere le imposte nel periodo 2002-2005 degli elementi passivi fittizi. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sono passate le pressioni esercitate su numerosi calciatori affinchè rinnegassero i loro procuratori per affidarsi alla Gea. Il tutto per ottenere maggiori tutele in sede di rinnovo contrattuale o di trasferimento a club blasonati. In un caso, a Giorgio Chiellini, fu prospettata anche la convocazione in Nazionale grazie a Davide Lippi, figlio dell'ex ct campione del mondo. Tra i giocatori che avrebbero ricevuto pressioni da parte del «sistema Gea» risultano agli atti le deposizioni di David Trezeguet, Fabrizio Miccoli, Giorgio Chiellini, Nicola Amoruso, Manuele Blasi, Davide Baiocco, Fabio Gatti, Corrado Grabbi e Giovanni Tedesco. Anche Franco Baldini, già ds della Roma, sarebbe stato destinatario di minacce di Luciano Moggi, accusato per questi fatti di tentata violenza privata. Per i pm romani Luciano e Alessandro Moggi, nonchè Franco Zavaglia, sarebbero stati promotori del sistema di potere che avrebbe portato la Gea World ad esercitare una funzione dominante nel mondo del calcio. I tre - è detto nell'avviso di chiusura indagine - avrebbero creato la Gea al fine di «acquisire il maggior numero di procure sportive e, tramite esse, ottenere un potere contrattuale in grado di incidere in maniera determinante sul mercato calcistico per condizionare la gestione dei calciatori e, di riflesso, quella di svariate squadre del campionato di calcio». Tra queste - si legge nel capo di imputazione - Siena, Reggina, Messina, Crotone e Avellino. Personaggio chiave - per gli inquirenti - era quello di Luciano Moggi il quale poteva sfruttare il «potere e la forza di intimidazione derivantegli dai metodi usati nella sua ultratrentennale esperienza nel mondo del calcio e la capacità di sopraffazione che sempre più aveva acquisito sui giocatori, su taluni dirigenti delle società di calcio nonchè sugli organi preposti al controllo dell'attività degli agenti dei calciatori e, quindi, anche nei confronti dell'attività svolta dalla stessa Gea».

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