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Panchine blindate

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Prima il tormentone del vento anti-Milan, del Palazzo improvvisamente «contro», del complotto. Poi le sirene milanesi per il tecnico giallorosso Spalletti che fin qui con la squadra giallorossa ha mostrato come si possa giocare bene al calcio anche in una piazza che non sia Milano. Quindi per tutta risposta le voci di un avvicendamento sulla panchina del Milan. I nomi? Oltre a Spalletti appunto, anche quello dell'ex ct azzurro Lippi. Sul fronte romano ci ha pensato lo stesso tecnico giallorosso a togliere le castange dal fuoco alla Roma annunciando l'imminente rinnovo del contratto in giallorosso. «Sto bene a Roma e stiamo trattando per prolungare» (cosa mai confermata prima) aveva detto il tecnico toscano dopo il successo a Trieste in Coppa Italia. La trattativa è dunque avviata da tempo e la Roma ha messo proprio il rinnovo del tecnico tra i «must» del 2006. I vertici di Trigoria vogliono chiudere la questione entro la fine dell'anno: anzi «entro Natale». Diversa la situazione sulla sponda Milan. Alle voci insistenti su un futuro in rossonero Lippi ha risposto chiaramente con un secco «No grazie». Aggiungendo poi una «coccola» per il collega: «Ho troppo rispetto per Ancelotti»... come se le due cose fossero in qualche modo collegate. L'esternazione «mondiale» non deve esser andata giù a via Turati ed è arrivata la blindatura del «povero» (si fa per dire) Ancelotti. È stato lo stesso Galliani ieri a ribadire la stima all'attuale tecnico rossonero e allontanare lo spettro di Lippi dalla panchina del Milan. Con scelta di tempo da professionista in vista della sfida contro la Roma in programma domani sera proprio a San Siro. «Marcello Lippi è un grande allenatore — ha detto l'ad rossonero — io lo stimo molto, credo che abbiamo una simpatia reciproca da tanti anni, ma l'allenatore del Milan è Ancelotti. Ha un contratto anche per l'anno prossimo e, in ogni caso, rimarrà sulla nostra panchina anche l'anno prossimo. Questo è ufficiale e definitivo». Panchine blindate quindi, almeno a vederle da lontano, ma il problema sembra al momento solo rimandato e comunque legato all'esito finale della stagione in corso. Le due squadre arrivano alla sfida in condizioni diametralmente opposte, etrambe comunque sull'onda del successo in Coppa Italia. La Roma dopo i tre pallini rifilati alla Fiorentina ha dimostrato di esser tornata sui livelli che l'hanno portata al record di undici vittorie dello sorso anno. Ma, soprattutto, il gruppo di Spalletti ha dimostrato di riuscire ad imporsi contro quelle squadre che vogliono giocare al calcio e quindi lasciano spazio agli avversari e non si chiudono in difesa in cerca del colpaccio in contropiede. Non è un caso se Totti & Co., hanno faticato più contro Reggina, Chievo e Ascoli, che non contro la squadra di Prandelli che invece era venuta a Roma per fare la partita. Il problema, semmai, per Spalletti è l'atteggiamento mentale che la squadra avrà nella sfida contro il Milan: gara che la tradizione mette di forza dalla parte dei rossoneri (la Roma non vince col Mila a San Siro da diciannove anni: dicembre '87). I rossoneri invece, in evidente crisi d'identità, con una difesa che inizia a mostrare rughe profonde come canyon e un problema ancora irrisolto in attacco (la partenza di Schevchenko non può essere compensata con un bomber, magari anche forte (?), ma al suo primo anno in Italia), sono un brutto animale... e ferito. Perdere contro la Roma potrebbe voler dire riporre definitivamente le ambizioni della stagione in corso e cambiare completamente gli obiettivi. C'è poi il fattore Ancelotti che al suo posto ci tiene e non poco: tantopiù visto che l'ambizione giallorossa, più volte confessata in passato, rimarrà ancora un sogno nel cassetto. Almeno per il momento...

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