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Il patron dell'Inter interrogato per due ore in Figc da Borrelli: nessun deferimento in arrivo

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Moratti respinge le accuse

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Sembra passato un secolo, ma era ieri. Ovvero quando Massimo Moratti ha varcato la soglia degli uffici della Federcalcio a Roma per parlare con il capo dell'Ufficio Indagini Francesco Saverio Borrelli. Il patron dell'Inter si è presentato da solo, senza avvocato. Chissà se avrà pensato a tutte queste cose prima di entrare e rispondere alle domande degli inquirenti. Il presidente Facchetti non c'è più, e qualcuno si è perfino permesso di tirarlo in ballo. Non c'è più neppure lo scudetto degli onesti.La giustizia ordinaria non condanna, almeno fino a prova contraria. Quella sportiva pretende, al contrario, le prove della non colpevolezza. Con ogni probabilità il patron della società nerazzurra le avrà date, e avrà dato anche delle risposte utili al capo dell'Ufficio Indagini Borrelli. A quanto si apprende, Moratti non si sarebbe scomposto, respingendo le accuse dell'ex capo della security Telecom, Giuliano Tavaroli, che ha accusato l'Inter di aver fatto spiare De Santis, compresa l'affermazione che sarebbe stato Facchetti a contattare il capo della sicurezza dell'azienda di telefonia. Insomma, nessun pedinamento, nessuno spionaggio commissionato dalla sua società nei confronti dell'ex arbitro romano, tanto meno ai danni di Figc o altri club. L'unica ammissione è l'indagine affidata a un investigatore privato su Bobo Vieri: Moratti lo ha detto a Borrelli, ma è l'unica cosa di cui si sarebbe «macchiato» il club. «Mi auguro di non dover più tornare - ha dichiarato ieri il numero uno dell'Inter al termine del colloquio con Borrelli, durato un'ora e quarantacinque minuti - ho trovato delle persone cordiali, preparate, attente: delle persone molto sveglie». Diametralmente opposto era stato lunedì scorso l'incontro tra gli inquirenti e l'ex arbitro De Santis, il quale si era intrattenuto a chiacchierare con gli uomini del pool soltanto una ventina di minuti. Presentatosi come parte lesa, l'ex fischietto di Tivoli aveva addotto come causa della brevità del colloquio, il procedimento ancora aperto da parte della Procura di Milano. Ma Moratti, chiamato in causa per gli stessi motivi, non ha posto limiti temporali al proprio colloquio con gli esponenti dell'Ufficio Indagini. Il patron dell'Inter ha preferito scegliere l'uscita secondaria per lasciare la sede della Federcalcio, dribblando telecamere, taccuini e microfoni. Ha scelto di parlare poco anche Borrelli che, a dir la verità, non ama troppo le luci della ribalta. «Calciopoli due? Questo significa enfatizzare la situazione - ha commentato all'uscita l'ex pm di Mani Pulite - non so e questa inchiesta porterà a qualcosa oppure no». Inchiesta che, nonostante i due colloqui con De Santis e Moratti resta ancora aperta. Borrelli dovrà anche aspettare i fascicoli che arriveranno dalla Procura di Milano che sta portanto avanti l'indagine per quanto riguarda la magistratura ordinaria. «Non consideriamo l'inchiesta chiusa - ha concluso Borrelli - aspettiamo ancora un po' di tempo. Non credo di risentire nuovamente Moratti, a meno che non emergano fatti nuovi o non pervengano sul mio tavolo documentazioni attinenti. Il mio lavoro non può essere portato in piazza minuto dopo minuto, per quello c'è già "Tutto il calcio" che va in onda alla radio ogni domenica». Nei prossimi giorni il pool continuerà a lavorare per ottenere ulteriori informazioni in attesa della documentazione da parte della Procura di Milano. Ma dal punto di vista sportivo, con la prescrizione a fare da freno, sarà difficile per il procuratore ipotizzare reati. Comunque eventuali deferimenti non saranno certo dei prossimi giorni. Lo staff di Borrelli poi deve lavorare anche sul fronte scommesse: lì le carte della procura ci sono, e dopo i primi assaggi, verranno chiamati anche altri giocatori tirati in ballo. Primo fra tutti Gigi Buffon. Intanto, dopo essere stato ascoltato dalla Procura di Napoli dopo le dichiarazioni rilasci

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