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L'osservatorio

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Vale la pena di ripetere fino alla noia quanto i giallorossi siano competitivi, a tutti i livelli, quando possono disporre degli undici di partenza, quella ristretta pattuglia alla quale Spalletti ha affidato le chiavi della sua manovra, un copione con ciascun interprete perfettamente calato nel ruolo. E quanti scricchiolii si avvertano se l'emergenza costringe a modificare una o due rotelle di questo collaudato ingranaggio: e il problema non è limitato alla indisponibilità degli esterni di attacco, fondamentali, ma anche ad altri reparti. Per soffermarci sulla sconfitta di Valencia, risultato per altro da mettere secondo logica in preventivo, anche un'assenza in difesa può avere un peso determinante. Non perché Matteo Ferrari non offra, in questa stagione, un rendimento apprezzabile, ma perché il duo centrale di retroguardia risulta assai meno felicemente assortito. Di fronte a una punta della velocità e della bravura di Villa, mancava l'interprete ideale del ruolo, quel Mexes che avrebbe potuto contrastare il piccolo spagnolo sul suo stesso terreno, agilità e rapidità di corsa, caratteristiche che non appartengono né a Ferrari, né al troppo compassato Chivu, che nei disagi proposti dalle situazioni difficili è anche portato a perdere ludicità e concentrazione. Così si spiega un'insolita fragilità della linea, nonostante il grande e generoso contributo di Daniele De Rossi, il più bravo anche in una serata non particolarmente felice della squadra. Aveva giocato, la Roma, un buonissimo primo tempo, avvicinandosi al gol più frequentemente di quanto non avessero fatto i quotati avversari: loro bravi, però, a monetizzare al meglio le azioni di attacco, che sul fronte opposto non trovavano finalizzazioni all'altezza della manovra. Un recupero appariva non impossibile, dopo il riposo, ma purtroppo si è vista un'altra Roma, troppo sbilanciata in avanti con l'inserimento di Montella accanto a Totti, pallino del gioco in mano agli spagnoli, punte senza estri e senza rifornimenti. La Roma era stanca e la scarsa lucidità della squadra ha forse contagiato anche uno stratega di alta qualità come Spalletti, fino a indurlo a lanciare nella mischia una terza punta, un ragazzino senza esperienza e palesemente a disagio negli indispensabili ripieghi difensivi, compreso un fallo da rigore fortunatamente perdonato. Tutto sommato, in chiave qualificazione alla Roma non è andata malissimo: in un girone contrassegnato da valanghe di gol, non si sono tirate indietro Shakhtar e Olympiacos, senza però riuscire a superarsi. E dunque obbligate a lasciare la Roma sola al secondo posto, con un vantaggio non determinante, ma ugualmente significativo. Anche perché ai prossimi appuntamenti potrebbe presentarsi una squadra gratificata dal ritorno dei suoi campioni di prima schiera e da qualche ulteriore progresso di Totti, un gol su rigore per rendere meno amaro il compleanno.

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