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Grandangolo

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No, non era crisi quella che aveva inchiodato la Lazio a -11. Quell'inizio balordo dipendeva anche dalla consistenza degli antagonisti affrontati, tuttora imbattuti in campionato e sul versante europeo, con il sorprendente primato in solitudine dei rosanero di Guidolin, vanto di una Sicilia che solo oltre mezzo secolo fa aveva assaporato analoga soddisfazione. Alleluja, finalmente festeggiamo l'inversione di tendenza, e a pensarci bene non poteva andare in altro modo, dentro lo stadio Bentegodi, contro l'evanescente abbinamento d'emergenza formato da Pellissier e Bruno, stralunati al punto giusto per rilanciare sopra la sufficienza i centrali difensivi a protezione dello sfaccendato Peruzzi. Stavolta i laziali hanno espresso meno qualità rispetto alle precedenti prestazioni, ma acciuffare l'intera posta è sembrato vagamente compensativo di troppe occasioni buttate via, soprattutto domenica scorsa a beneficio del portiere Agliardi. Che in un battibaleno è passato dagli elogi sperticati a un paio di papere imbarazzanti durante il turbolento derby della Trinacria. Ciò significa che pure gli atleti normali e mediocri spesso si amplificano e sanno superare se stessi non appena capitano i dipendenti di Lotito, ancora nel freezer, ancora lontani dall'auspicata normalità. Intanto si formulano le ipotesi più disparate sull'alleggerimento del castigo, chissà quando davvero reale su questi schermi, mentre risultano effettivi i miglioramenti di Pandev e Ledesma (alla centesima gara nella massima serie), finalmente affrancati dall'irritante anonimato in cui erano scivolati. Poi Mauri, sempre più prezioso e completo nella doppia funzione di propulsore e interdittore, davvero un riferimento imprescindibile per i compagni meno ispirati lungo il tragitto necessario per riemergere. Sono queste le sensazioni più evidenti racchiuse nello 0-1 di Verona, anche se la parrocchia di Pillon reclama per il gol annullato a Godeas causa fuorigioco di Pellissier. Controllato numerose volte non v'è dubbio che l'episodio si presti a diverse interpretazioni, salvo riconoscere che risultano innumerevoli i casi in cui la Lazio ha pagato dazio per decisioni errate, e dunque non esiste l'ombra d'un rimorso nel valutare l'arbitraggio del signor Banti. Peggio hanno fatto molti suoi colleghi su altri campi, in particolare a Bergamo, Cagliari e nell'Olimpico giallorosso, nonostante le promesse di equità legate al presunto nuovo calcio scaturito sulle ceneri delle istituzioni sradicate. Invece gli sbagli fioccano un po' ovunque e i problemi rimangono irrisolti, nonostante i cambiamenti imposti da Agnolin e dal designatore Tedeschi. Non c'è uniformità di giudizio e si punisce chi cerca di velocizzare il gioco, con i cartellini rossi sventagliati davanti ai provocatori maleducati e non per sanzionare gli interventi violenti. Speriamo che la musica cambi, senza accettare quanti ritengono inesistente ed eccessivamente generoso il rigore decisivo trasformato da Oddo con precisione chirurgica, grazie al Pandev incapsulato mentre vola verso l'ottimo Squizzi (tanto per cambiare!). Certo, qualche dubbio affiora sul possibile offside dell'attaccante laziale, però il penalty ci sta tutto e anche l'espulsione omessa dell'ex romanista Scurto. Così, ritrovata un po' di fiducia, si può già fantasticare su come impallinare gli atalantini, prossimi avversari. Delio Delio Rossi non deve inciampare nel suo passato.

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