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Juve stregata da Bojinov

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Di botto. Avendo segnato due gol a Crotone e sorpassato così in un amen Trezeguet, Del Piero e Paro, a segno una sola volta finora. Valeri Bojinov è arrivato sotto la Mole con la fama di essere uno capace di segnare gol inutili. Lo sapeva e lo sa benissimo lui per primo: «Dovrò farne di pesanti per diventare qualcuno», ha detto pochi giorni dopo essere sbarcato in Piemonte da Firenze, dove si era anche fatto la fama di essere un piantagrane, poco disposto ad accettare la panchina, i rimproveri e i doveri che una vita da atleta impone. Era uno che tirava sempre dritto, lui: in campo e fuori. A volte, pure troppo. Ma a vent'anni, se hai il suo talento, il mondo del pallone ti concede ancora il paracadute. Andata male con la Fiorentina, ci prova ora con la Juventus, dove non ha il posto assicurato e dove è chiamato a sfruttare al massimo ogni occasione. Come a Crotone, per l'appunto: fuori Trezeguet e Del Piero per motivi vari e assortiti, dentro il bulgaro e due gol subito, il gesto della mano portata all'orecchio imparato a Firenze al fianco di Luca Toni e la solita faccia da furbetto esibita davanti a compagni e tifosi. Il tempo del raccolto è iniziato, insomma. A Torino, è chiaro, si gioca parecchio: perchè, ok, va bene avere talento, essere il più giovane straniero a mettere i piedi in serie A (15 anni e 11 mesi), essere pagato 15 milioni di euro, girare un videoclip con la tua fidanzata, la cantante pop Alisia, ma poi il mondo non aspetta. Il bonus dei capricci è già esaurito. L'ultimo show era andato in scena a Firenze lo scorso inverno dove, con tutta la buona volontà, non avrebbe più potuto rimanere. Acqusitato da Della Valle nel febbraio del 2005, dopo 11 gol filati nell'avvio del Lecce, Bojinov era diventato ospite fisso della panchina. Alla fine la bocca si era innescata davanti a una radio bulgara: «Nei prossimi due o tre giorni andrò al Bayern Monaco, all'Inter o all'Amburgo». Poco prima, il 15 gennaio 2006, la Fiorentina aveva battuto 2-1 il Chievo ma Valeri, imbullonato a sedere, aveva sbottato, ripreso da Prandelli e Toni. Fuori rosa, un mese: «Se qualcuno sbaglia in modo grave - disse il ds viola Pantaleo Corvino, colui che lo aveva pescato ai tempi di Lecce - vuol dire che pagherà le conseguenze in modo grave». Il ragazzo fece subito retromarcia: «Sono in silenzio stampa, non ho parlato con nessuno». La radio del suo Paese, ovviamente, confermò tutto e la luna di miele con la Fiesole finì in un amen. «Certi giorni mi sembra di avere il doppio della mia età ha raccontato lui -. Sarà per tutte le avventure che ho vissuto». Di curve ne ha fatte tante: lasciò Gorna Oryahovitza, dove nacque il 15 febbraio 1986, a dodici anni, portato a Malta dalla mamma Petranka, ex giocatrice della nazionale di basket, innamorata di Sasho Angelov, calciatore finito all'Hotspurs. «Conosco il problema dell'immigrazione - disse un giorno Bojinov a Lecce - e so che voi italiani vi lamentate degli sbarchi di clandestini, ma guardate com'è ridotto il mondo. La gente vuole scappare solo dalla miseria e dalle guerre. Non voglio fare il politico, ma a nessuno piace soffrire la fame o morire sotto le bombe». Lui si lasciò dietro una città con quattro stazioni ferroviarie e centinaia di macchinisti piegati da un'economia in caduta libera. Nell'under 14 dell'Hotspurs fu notato da Corvino, che se lo portò in Puglia per 30 milioni di lire. Affidato al collegio di don Damiano, trovò il terzo padre in Gino Dimitri, coordinatore del settore giovanile al quale il tredicenne Valeri fu affidato dal Tribunale dei minori. Due anni più tardi pianta i tacchetti in serie A: è il 27 gennaio 2002 quando Alberto Cavasin lo butta dentro al 36' del secondo tempo, contro l'Atalanta. Il bomber da imitare ce l'ha davanti agli occhi: Ernesto Chevanton. Comincia a fare centro anche lui, al pronti e via del 2004/2005, innescato dalle rotte di Zdenek Zeman: al primo ciak entra nel secondo tempo e segna il gol del pareggio contro l'Atalanta e poi, da titolare, timbra una doppietta contro il Brescia.

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