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Donadoni: «Questa Italia ha bisogno di Totti»

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Per quella data da allarme rosso si prospetta un problema. «Totti? Con me aveva detto qualcosa di diverso dalla voglia di tornare solo tra un anno. Chiamerò i campioni del mondo assenti sin qui, per le prossime partite, e lo farò anche con lui. L'accordo era che ci saremmo sentiti volta per volta, per valutare le condizioni». Assicura, Donadoni, di non aver trovato la sua avventura più difficile di quel che si aspettava, ma ora sa che il posto scotta davvero. E, come dicono gli azzurri reduci da Berlino, non si può più sbagliare. È il senso di quel che i giocatori azzurri si sono detti guardandosi in faccia negli spogliatoi dello Stade de France, dal quale nonostante il charter li aspettasse sono usciti dopo circa un'ora. Così, Donadoni chiama a raccolta i campioni rimasti questa volta a casa: «Se ci sono Totti e Toni è meglio, fin qui ci arrivo anche io...», dice rispondendo al dubbio che dietro la generazione dei campioni ci sia il vuoto. Al prossimo giro, quando il commissario tecnico dell'Italia e il numero 10 si telefoneranno, non sarà però facile convincere Totti a cambiare idea: le condizioni da valutare, però, più che quelle fisiche del giocatore dovrebbero essere quelle della nazionale. Un solo punto in due partite, il sesto posto in classifica davanti a Far Oer, con Scozia e Francia già in volo a +5; e poi la pesante eredità del Mondiale, una nazionale che nel fondere veterani con la Germania nel cuore e nuovi innesti non ha ancora trovato la propria identità. E invece torna da Parigi con la rabbia di Gattuso, a occhi spalancati per tutto il viaggio, le uniche parole con qualche compagno per commentare e spiegarsi il ko contro i rivali della finale Mondiale. «Processi? Siamo solo a due partite, e in ballo ci sono ancora trenta punti. Se volete fare un dramma, accomodatevi pure - la difesa di un Donadoni recalcitrante all'idea che al ct azzurro non si conceda tempo come agli altri allenatori - Le critiche mi lasciano indifferente: io devo lavorare tenendo conto di altro, non di questo. Un dramma, per me, non lo è...». Dopo la fiducia confermata ieri dal vicecommissario Albertini, oggi le parole del presidente del Coni Petrucci («lo sport italiano è con Donadoni») e del commissario straordinario della Figc Rossi («Ha la giusta personalità per guidare la nazionale») puntellano la posizione di un ct giovane, ed esposto alla fragilità della transizione che si vive in federazione. Ma la difesa presuppone un attacco, ancor più pesante se Donadoni non sarà capace di raddrizzare la situazione a ottobre.

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