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Quel dualismo dannoso all'azzurro

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Quando giocava nella Roma era solo un «grattacapo» per tecnico e gruppo. Ora che veste la maglia del Real è di nuovo considerato per quello che vale in campo (molto, ammesso che riesca a diventare un giocatore vero). Quel numero dieci poi, indossato quasi per sfregio dell'ex amico Totti, innesca un dualismo tutt'altro che positivo per la nazionale azzurra. Totti, onesto, non aveva messo i bastoni fra le ruote al talento barese che pure bene non s'era lasciato con lui che a Roma lo aveva accolto come un fratello minore. Ma quel «10», forse lo si poteva evitare visto che la storia di Totti in nazionale è tutt'altro che conclusa. Anche perché, nonostante lo show della «foca-Cassano» l'Italia è uscita con le ossa rotte dal match con la modesta Lituania e forse un Totti al 100% potrebbe fare ancora la differenza. Altro che campioni del mondo e c'è già chi pensa, nello spogliatoio «iridato», a una chiamata in extremis del giallorosso per la gara con l'Ucraina a ottobre decisiva in chiave qualificazione. Ma lì in «dieci» a chi andrebbe? Tiz

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