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di FABRIZIO FABBRI UNA lezione di basket.

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La Spagna del basket s'è così laureata campione del mondo, superando in finale la Grecia, annichilita, 70-47. E pensare che l'infortunio riportato in semifinale dall'uomo di punta delle furie rosse, Pau Gasol, aveva sbilanciato il pronostico verso i campioni d'Europa in carica, già autori dell'impresa di buttare fuori gli Usa. Il lungo iberico s'è così seduto in borghese in panchina, accompagnato a braccia dagli uomini dello staff per non poggiare a terra il piedone dolorante per un dito fratturato. «Pau tambien juega», gioca anche Pau, è stata la frase impressa sulle magliette dei tifosi spagnoli. Ed è sembrato che effettivamente il fuoriclasse di punta dei Memphis Grizzlies della Nba fosse lì, sul parquet. Infatti la sua squadra non ha mostrato alcun cedimento emotivo, privata delle giocate del bambinone catalano, anzi ha raddoppiato le proprie forze, spedendo spesso in campo anche il meno famoso dei fratello Gasol, Marc, che però ha mulinato vicino a canestro le sue braccia, opponendosi ai pariruolo della Grecia assieme a tutta la batteria di lunghi a disposizione del ct Josè Vicente Hernandez. Che dopo il capolavoro della sua squadra ha disertato la premiazione, con il cuore devastato da mille sensazioni, visto che la notte prima della finalissima era stato raggiunto dalla notizia della morte del papà. Ma lui è rimasto lì, a guidare i suoi ragazzi che hanno appreso la notizia solo a partita finita. «Nessuno di noi lo sapeva - ha dichiarato il presidente della Federazione spagnola Saez - è stato molto difficile, un momento brutto, ma Hernandez ha dimostrato che è un grande coach, ma la medaglia d' oro l'aveva giá vinta anche come uomo prima della partita». La gara è stata una cavalcata delle furie rosse. La Grecia di Panagiotis Yannakis ha retto nei primi minuti poi la difesa iberica ha mandato in tilt, con un infinità di raddoppi sui lunghi e delle rotazioni difensive al sincrono, gli avversari. In attacco poi Garbajosa, Navarro e Calderon hanno scaldato la mano producendo lo strappo che ha chiuso la partita già nei primi 20', conclusisi sul 23-43. La seconda parte è stata un'esatta replica della prima. Negli spogliatoi Yannakis non è riuscito a trovare contromisure alle giocate da videogame degli spagnoli che hanno inflitto agli avversari una durissima lezione. Finale senza storia per un successo meritato e che non sembra certo poter essere circoscritto ad un episodio. Da anni ormai la Spagna, con un progetto certosino di crescita e valorizzazione dei giovani è un laboratorio che produce atleti eccezionali. Ed il risultato giapponese segna l'esplosione di una generazione destinata a lasciare il segno nel futuro per tanto tempo ancora. La Grecia, pur difronte ad una sconfitta di dimensioni che si avvicinano alla disfatta, esce a testa alta dal torneo stringendo al collo l'argento mondiale. Ha lasciato un pò di dubbi l'elezione di Pau Gasol, il grande assente della finale, come miglior giocatore della manifestazione. Premio che forse sarebbe dovuto andare a Jorge Garbajosa, votato comunque nel quintetto ideale assieme a Papaloukas, Ginobili, Carmelo Anthony e proprio Pau Gasol.

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