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Buffon contro la Figc per Materazzi

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Il portiere: «Non è possibile subire senza chiedere spiegazioni»

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Il club, a detta del portiere azzurro campione del mondo, ha sofferto di un «accanimento nelle pene che asseconda la volontà dell'opinione pubblica»; il compagno di nazionale invece ha subito un vero e proprio schiaffo a nome e per conto dell'Italia con le due giornate di squalifica per il caso Zidane. È di fronte a questo, di sopruso, che monta l'ira Mondiale di Buffon: per aver visto come sia stata accettata passivamente quella decisione. «Dire che le due giornate di squalifica a Marco siano scandalose è riduttivo: semplicemente un precedente assurdo, inaccettabile». E difatti, secondo il portiere che ha scelto di restare in B con la Juve dopo aver alzato al cielo di Berlino la Coppa, la Federcalcio anche in tempi di commissariamento non avrebbe dovuto restare ferma. Lo aveva detto esplicitamente in mattinata il presidente del sindacato calciatori, Sergio Campana: «La Figc non ha fatto tutto quel che poteva, forse anche per la pregiudiziale Fifa mostrata dalla clamorosa offesa di Blatter con la mancata premiazione: una vittoria della Francia avrebbe fatto più piacere. Di sicuro ognuno ha una sua squadra del cuore, qualcuno per cui tifa», la chiosa tra il sorriso e il serio di Buffon. Al quale più che di discorsi di politica sportiva o di critiche al commissario Guido Rossi, preme sottolineare la pericolosità del precedente, una punizione a chi ha provocato verbalmente; e poi la mancanza di rispetto per l'Italia, di fronte al quale a suo dire si è persa un'occasione. «Non vedo perché dobbiamo pagare noi italiani: meritiamo rispetto, e non solo per la vittoria della Coppa del Mondo. Nella storia del calcio abbiamo fatto qualcosa. La Figc? Accettare una punizione simile senza chiedere un briciolo di spiegazioni non è giusto, non è accettabile». Buffon cita l'esempio della frase detta a ogni bambino per la sua prima partita, «se ti provocano non reagire», per chiudere con una stilettata: «Gli organi competenti non l'hanno mai sentito? Se non conoscono il calcio, farebbero bene ogni tanto a giocare qualche partitina...». Intanto a Parigi l'Italia sarà attesa, il 6 settembre, da uno stadio in ebollizione. «Il clima creato dai tifosi sarà rovente. Ne ho parlato con Trezeguet, noi giocatori siamo persone di buon senso. Per la Francia è una rivincita, per noi l'occasione per dimostrare che non siamo inferiori». Da Berlino a Parigi, da Materazzi alla Juve, dal Mondiale alla retrocessione. «Ho accettato di restare anche in B. Sapevo del diritto di rescindere il contratto per giusta causa, non mi sembrava giusto», spiega Buffon, ribadendo che sarebbe andato via «dopo 5 anni se la Juve fosse rimasta in A: ma così serviva un gesto di riconoscenza, e una scelta sentimentale. Certe scelte alla fine ti ritornano, ne sono convinto». Dopo quella strana discesa agli inferi («ora a Bari o Cesena non trovo tifosi davanti all'albergo e passeggio indisturbato: un anno sabbatico mica male...»), si permette di sbilanciarsi sulle sentenze dello scandalo. «Non guardo al Milan in Champions - l'annotazione del portiere - Per noi accetto i 17 punti di penalità, se sono giusti: ma giusti per tutti allo stesso modo. E invece sulla Juve c'è stato l'accanimento richiesto dall'opinione pubblica». La curiosità sul rigore calciato, e sbagliato, a Napoli. «Non vedo cosa c'è di tanto strano nel fatto che io sia andato sul dischetto - ha detto Buffon - in Brasile c'è quel portiere che ne ha segnati tanti. E poi, avevo chiesto a Lippi di tirarlo anche a Berlino. Ma i cinque designati c'erano già. Come sesto? No, non credo che avrei tirato neanche quello... per la buona pace delle coronarie di tutti i tifosi italiani».

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