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IL CIELO di Goteborg lo aspetta a braccia aperte.

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Quel maledetto dolore al bicipite femorale destro che gli ha negato il metallo più pregiato ai Giochi Olimpici di Atene e addirittura il podio ai Mondiali di Helsinki dello scorso anno, sembra scongiurato. Il condizionale è d'obbligo perché quando si affrontano certi carichi di allenamento il fisico tenta spesso la ribellione. Ma con Gibilisco c'è poco da fare. E' un testardo e si presenterà in terra svedese con la solita determinazione che lo contraddistingue. Quali erano le sue sensazioni prima dei mondiali francesi del 2003? «Sensazioni positive, tanta sicurezza, tanta voglia di fare come quella che ho adesso. Non posso negare che in passato mi muovevo con maggiore disinvoltura in pedana mentre ora ho sempre gli occhi puntati addosso ma mi sono abituato al nuovo tipo di situazione». Cosa è cambiato da allora? «Purtroppo preparando le Olimpiadi mi sono infortunato e quell'incidente mi ha praticamente fatto perdere due anni di continuità nell'allenamento. Ho smarrito i parametri, i riferimenti, mi sembrava di non riuscire a fare le cose come volevo. Ho sofferto molto, sono entrato in depressione perché non ero capace di esprimermi come volevo. Questo periodo mi ha segnato profondamente, ora sono più maturo e probabilmente anche più forte». Una vittoria iridata ed un bronzo olimpico. In molti si sarebbero accontentati, cosa la spinge a continuare? «Non mi sento appagato, il mio obiettivo è quello di saltare molto in alto, superare nuovi limiti, cercare di migliorare sempre. Le difficoltà mi stimolano ad essere sempre più competitivo». Ha un hobby particolare? "La mia passione per le moto non è un segreto anche se nell'ultimo periodo sto cercando di evitare qualsiasi tipo di distrazione. L'unica distrazione, se così la possiamo definire, è il windsurf. Mi appassiona e cavalcare le onde mi fa provare sensazioni indescrivibili». Al Golden Gala tutti si aspettavano il suo solito exploit. Cosa è successo? «Prima della manifestazione romana ho accusato un piccolo risentimento al solito bicipite femorale destro. Non riuscivo a correre e per un momento ho seriamente pensato di non partecipare alla gara dell'Olimpico. Poi ho deciso di rischiare ma negli ultimi sei passi non avevo la potenza necessaria per effettuare un bel salto». Tecnicamente la sua rincorsa «piena» a 18 passi dimostra che il peggio è passato. Cosa manca ora per arrivare a 6 metri? «Parliamo di una misura importante, ma in teoria non manca niente. Nel senso che dal punto di vista degli allenamenti ho effettuato dei test importanti. Penso dunque di valere i 6 metri ma in atletica bisogna distinguere l'allenamento dalla gara nella quale certamente intervengono diversi fattori, non ultimo quello psicologico». Chi è Gibilisco nella vita? «E' una persona scherzosa, orgogliosa, a volte troppo altruista. E questo penso che in alcune occasioni mi abbia pregiudicato». Cosa si devono aspettare gli italiani dalla sua gara di Goteborg? «Sono convinto che potrà venir fuori una buona prestazione. Mi sento abbastanza sereno, ho fatto tutto quello che dovevo fare ed in fondo non ho nulla da perdere. Ci vuole solo quel pizzico di fortuna necessaria per tutti i grandi risultati». Teme qualcuno in particolare? «Non ho consultato le liste stagionali e non so chi troverò in quella pedana. Mai come in questo caso affronterò la gara a scatola chiusa. Non ho voluto condizionamenti e spero di arrivare fino alla fine così: libero da qualsiasi tipo di pressione che possa compromettere la mia gara». Gio. Esp.

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