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di PAOLO DANI CESARE Ruperto, da cui ha ricevuto il pesante testimone, la cyclette l'aveva voluta pure ...

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lui il tapis roulant nuovo di zecca, regalo della moglie per l'onomastico, non ha neppure visto come si monta. Piero Sandulli di tempo non ne ha mai avuto molto, adesso meno che mai. Da sabato infatti il professor romano ma di origini avellinesi, e una casa tutta declinata al femminile (moglie e quattro figlie) sarà il giudice che scriverà la sentenza d'appello di calciopoli, ma già da qualche giorno sta facendo gli 'straordinarì serali per leggersi tutte le carte dei ricorsi e arrivare al via senza aver tralasciato alcun particolare. «E pensare che con l'atletica ci sapevo fare, ho corso anche con Mennea. Certo quando io arrivavo lui era già a fare la doccia... - scherza l'avvocato romano, 52 anni lo scorso 10 marzo - Adesso non ho più il tempo, ma sono tornato a giocare a calcetto e lo farò anche domani. Questione di scaramanzia». L'incarico ricevuto dopo l'autosospensione di Pasquale De Lise è di quelli impegnativi, ma Sandulli ha le idee chiare. Intanto quella della Corte federale non dovrà essere una corsa folle per arrivare in tempo con il limite imposto dall'Uefa: «Se ci riusciremo tanto meglio. Il termine vale per la Figc, a noi interessa arrivare ad accertare la verità». Con un lavoro che il professore, docente di diritto processuale e civile, un trascorso come assessore ai diritti giuridici e informatici del comune di Roma nella prima metà degli anni novanta, vuole fare collegialmente con l'intera commissione. Partendo ovviamente dalla sentenza di primo grado, della quale, senza entrare nel merito, dice che ha rispettato tutti. «Si è garantito il diritto alla difesa e al contraddittorio. È stato un giusto processo, anche se sarebbe meglio chiamarlo arbitrato». Sandulli chiarisce che «chiunque è chiamato a giudicare non è contento di emettere sentenze di condanna», ma è vero pure che «la sanzione serve per recuperare la credibilità. Dove c'è una lesione, ci deve essere una sanzione». La nuova maratona processuale parte alle 9 di sabato: quattro ore di mattina e quattro di pomeriggio, subito la prima camera di consiglio per le richieste delle difese. «Bisogna dimostrare l'efficacia delle prove» sottolinea il professore. Certo alla Corte servirà meno tempo della Caf: si parte dalla sentenza già scritta che «noi esamineremo con la massima serenità». E risponde con il sorriso a chi ha sollevato una possibile incompatibilità del suo ruolo visto che dovrà giudicare anche la sorte della Lazio, club difeso tanti anni fa, e per la partecipazione nella Polisportiva biancoceleste. «Ho difeso la Lazio nel 1986, sono passati venti anni... - dice - Questo è un paese in cui si inseguono i conflitti di interessi per non vedere quelli che ci sono realmente». Ruperto lo ha incontrato alla festa di un collega, ma il passaggio di consegne è racchiuso in quelle 154 pagine con verdetti e motivazioni. Le regole ci sono e vanno rispettate: le difese provano a smontare la sentenza di condanna dicendo che se sono stati assolti gli arbitri come è stato commesso l'illecito. Ma per la giustizia sportiva basta averlo tentato, anche solo ipotizzato: in fondo anche la Lazio fu penalizzata con nove punti proprio vent'anni fa e per una partita che aveva pure perso. Insomma aria di colpi di spugna non ce n'è. Quanto al possibile ricorso al Tar, potranno farlo in tanti, ma secondo Sandulli sarà del tutto inutile. «Per la legge 280 del 2003 non è possibile. La norma è chiara, ci si può andare , ma si avrà un responso di inammissibilità». I cinque membri del collegio presieduto dal professore di certo non perderanno tempo: nessuno svago, poche pause, il tempo servirà per arrivare a una sentenza giusta in tempi non biblici, anche se Sandulli ci tiene a dire che «l'assioma velocità-parzialità non sta scritto da nessuna parte». Insomma la corte d'appello federale si prenderà il tempo necessario e chiuso il dibattimento via dai riflettori. Per questo la camera di consiglio si farà probabilmente fuori dall'hotel, per evitare anche le attese proteste dei tifosi. In n

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