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di GIANFRANCO GIUBILO NON c'è la Polonia, al suo posto il Portogallo, altrimenti ...

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L'iride di Germania sfuma nell'azzurro dell'Uefa, sarà un'europea a festeggiare, comunque, la notte del 9 luglio all'Olympiastadion di Berlino: e così, il trionfo del Brasile in Svezia, quasi mezzo secolo fa, per ora rimarrà l'unico felice tentativo di una squadra americana di vincere un Campionato del Mondo giocato nel vecchio continente, anche se è onesto ammettere che l'Europa sta peggio, nessuna vittoria, quando si è giocato al di fuori dei suoi confini. La situazione attuale si era verificata in altre occasioni: prima dell'edizione spagnola era accaduto nel 1934 in Italia, Azzurri vincitori, altre semifinaliste Germania, Cecoslovacchia e Austria, e poi nel 1966 in Inghilterra, padroni di casa in trionfo sui tedeschi dopo avere superato il Portogallo, terzo a spese dell'Urss. La semifinale di Dortmund è sicuramente la più illustre se si guarda alle cifre della storia, per l'Italia è l'ottava in una Coppa del Mondo, per i tedeschi addirittura la decima, entrambe tre titoli in bacheca. Che l'arbitro designato sia il messicano Archundia non può farci dispiacere, perché ogni qual volta al nome della Germania si associa quello del Messico il ricordo della notte dell'Azteca viene a popolare i nostri sogni più idilliaci e a richiamare incubi mai dissolti nella mente dei rivali. Ma logicamente la storia non si fa con le tradizioni o con i riferimenti al passato, i tedeschi hanno perso due volte e due volte pareggiato con gli Azzurri in un Mondiale, però mai, in precedenza, avevano sostenuto il confronto con l'appoggio del proprio tifo: che ha raggiunto eccezionale intensità proprio in relazione allo scetticismo della vigilia nei confronti dei propri beniamini. Klinsmann, l'intellettuale emigrato in California, ha intrapreso un mestiere per lui del tutto nuovo con la stessa intelligenza e la stessa sensibilità che gli hanno regalato un livello culturale elevatissimo e uno straordinario impegno sociale, soprattutto a supporto dell'infanzia meno fortunata. Ci sarà tempo per una comparazione tecnica, che certamente non ci sfavorisce, tra noi e i tedeschi, ma sembra comunque giusto sottolineare come questi ultimi siano stati per ora gratificati soltanto in misura accettabile dal riguardo che le direzioni riservano al Paese ospìtante. Non aveva certo ricevuto favori l'Italia del '90, anzi spesso autentiche vessazioni, adesso si chiede soltanto un dignitoso equilibrio nelle valutazioni: e se non altro Archundia si è finora mostrato più abile e capace rispetto allo svizzero Busacca, non ancora a casa soltanto perché connazionale di Blatter. A casa sono andati invece brasiliani e inglesi e nessuno penserà che il torneo e la giustizia siano stati defraudati: i campioni del mondo avevano vinto senza mai incantare, peggio ancora l'Inghilterra, favorita da episodi favorevoli che non si sono ripetuti di fronte al Portogallo del recordman Scolari, sorprendente protagonista con un attacco inesistente. La Francia, invece, può esaltarsi nel raffrontare il proprio cammino con quello dell'Italia laureata in Spagna, anche se noi speriamo in un differente epilogo.

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