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Dopo Gabriele e Lotito potrebbe toccare a Carraro

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Oggi tocca a Della Valle, domani all'arbitro Gabriele e mercoledì a Lotito. Poi, forse sarà il turno di Carraro. Tutti dovranno deporre e difendersi a proposito del contenuto delle intercettazioni telefoniche che li riguardano. Si comincia con Della Valle, che dovrà spiegare le telefonate in cui si parla della sua presunta retromarcia nei confronti del potere «moggiano» e del sistema ad esso collegato, che prima aveva cercato di smontare. La linea difensiva del patron viola mira a smontare le tesi dell'accusa attraverso il teorema della legittima difesa. Una volta saputo che la Fiorentina rischiava di finire in B in quanto vittima delle battaglie fatte dai fratelli Della Valle, non le restava che adeguarsi al sistema. Più vittima di quello che Moggi e soci avevano creato che colpevole, dunque, diranno gli avvocati di Della Valle. È una testi che reggerà? Sul piano sportivo è difficile, visto il precedente del Genoa dell'anno scorso, in cui anche Preziosi disse di aver contatto il Venezia solo perché gli erano giunte alle orecchie voci di un premio a vincere che il Torino aveva promesso ai veneti. Non resse. Se le intercettazioni di oggi provassero la colpa degli implicati e con loro si usasse il metodo-Genoa (massima severità con tutti i colpevoli) sul piano sportivo si potrebbe anche avere una Juve in C1 e le altre a forte rischio B, Fiorentina compresa. Per i viola tutto comincia dopo un girone di andata più che tribolato, in cui subirono troppi errori arbitrali. Così in una telefonata a Mazzini si sente Andrea Della Valle che dice: «Sono preoccupato non riesco a capire l'accanimento degli arbitri verso di noi, questi killer così professionali che ti fanno capire tutto». Mazzini risponde: «Il problema è che quelli che comandano non hanno nessuna simpatia per voi, volete fare la guerra ma non so come la potete fare. Dimmi cosa posso fare io». Da lì parte un contatto tra lo stesso Mazzini e il dg viola Mencucci, a cui Mazzini, in un'altra telefonata, dice: «Diego Della Valle viene a Coverciano in una stanzina riservata e gli dice: caro Paolo (Bergamo) guarda che noi forse abbiamo sbagliato però siamo la Fiorentina, siamo i Della Valle, siamo persone perbene, da voi, noi vorremmo essere tutelati». E Mencucci risponde: «Siamo disposti a fare un patto d'onore che noi non incideremo per cambiamenti nel mondo del calcio». Ma dopo la sconfitta casalinga col Milan, arbitro De Santis, segue una telefonata tra Moggi e Della Valle. Moggi: «L'arbitro vi ha fatto un c..., così ma noi abbiamo fatto casino per voi». Della Valle: «Siamo sotto schiaffo, con certa gente più che prenderci un caffè che posso fare?». Moggi: «Prendici un cappuccino, ti devi incazzare, una scrollatina a settimana». Della Valle: «Ma lo facciamo in privato o no?». Moggi: «Sì, ma pensiamo a salvà la Fiorentina». Poi, sempre la stessa sera, Diego Della Valle chiama Bergamo e gli dice: «Non l'ho mai chiamata prima, non conoscendola, perché non sapevo neanche che uno potesse alzare il telefono e chiamarla. Più di una volta abbiamo avuto la voglia di capire un po' certe cose ma non l'ho mai fatto solo per quello, altrimenti avrei chiamato anche prima». Poi la Fiorentina vincerà in casa del Chievo per 2-1 con rigore negato a Cossato al 90' per fallo di Ujfalusi che poteva portare al 2-2. L'arbitro era Dondarini, la partita è seguita da quest'altra telefonata di Mazzini a Mencucci. Mazzini: «Ti lamenti ancora?». Mencucci: «Ho imparato, eccome se ho imparato». Della Valle dovrà rispondere di questo e altro, come il 3-3 di Lecce-Parma ipoteticamente aggiustato da De Santis per favorire la Fiorentina.

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