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La Juve arranca e teme la rimonta rossonera

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Ci fosse stato un sottotitolo, avrebbe potuto essere il seguente: «Pericolo scampato, lo so bene che abbiamo finito la benzina». Un punticino più che prezioso, allora, conquistato tra le polemiche per alcune decisioni arbitrali e grazie alla solita grinta: sul gioco e sulla condizione fisica, invece, meglio stendere un velo più o meno pietoso. Conta il risultato, alla fine, e i numeri dicono che la Juve ha cinque punti di margine sul Milan quando mancano quattro giornate alla fine del campionato: pochi o tanti che siano, vale la pena ricordare che quest'anno, in caso di arrivo di parità, non ci sarà spareggio ma conteranno gli scontri diretti. In tal caso, lo scudetto andrebbe al Milan in virtù della vittoria (3-1) a San Siro e del pareggio (0-0) del Delle Alpi. In attesa che sabato sbarchi a Torino la Lazio (le altre tre partite: a Siena, in casa contro il Palermo e a Reggio Calabria), la Juve può prendersi davvero paura? Forse sì. Anche perché la storia insegna che il campionato degli ultimi anni è stato caratterizzato da rimonte. Quella più clamorosa fu subita proprio dalla Juve nel 1999-2000, quando la Lazio le recuperò nove punti in otto giornate: sulla panchina bianconera sedeva allora Carlo Ancelotti, che ora potrebbe restituire il «favore» pilotando il Milan. L'epilogo di quella stagione è rimasto negli annali, con la Juve impaludata - in tutti in sensi - a Perugia e i laziali che le strapparono lo scudetto dal petto per un punto: 72 a 71. Insomma, questa volta toccherebbe ad Ancelotti il ruolo del fondista in rimonta: difficile, ma non impossibile. Oggi, intanto, la Juve riprenderà gli allenamenti: da valutare le condizioni di Emerson e Trezeguet, assenti nelle due ultime uscite e più che mai necessari per questo sprint che sembrava una formalità e che invece potrebbe rivelarsi un lungo tunnel. Dovessero star bene, Capello li butterebbe nella mischia senza pensarci troppo su: un altro mezzo passo falso rischierebbe di compromettere l'intera stagione.

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