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La Juve crolla a Londra

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In attesa di ciò, bisogna prendere atto della lezione calcistica impartita dall'Arsenal ai bianconeri: 2-0, la truppa di Capello a casa con la coda tra le gambe e la consapevolezza che martedì prossimo, a Torino, servirà un'impresa da centrare senza gli squalificati Vieira, Camoranesi e Zebina. Il sorriso di Vieira, la pioggia tipicamente inglese, lo stadio di Highbury in tutto il suo antico (ma ormai prossimo alla chiusura) splendore: Arsenal-Juve comincia così, con i bianconeri che schierano Zebina a destra e la squadra tipo. I Gunners, più giovani che mai, si presentano come previsto con una punta sola — ovviamente Henry: 9 nelle ultime 12 partite di Champions - e una pletora di centrocampisti guidati dallo spagnolo Fabregas, erede designato di Vieira sul quale il francese commette il primo fallo della partita. È la Signora che prova a fare la partita, subito e con attenzione massima. L'Arsenal, più italiano che mai nell'atteggiamento, sceglie di aspettare e ripartire. Un quarto d'ora di studio, una punizione di Ibrahimovic deviata in angolo, poi sono gli uomini di Wenger ad andare vicini al gol: tacco di Pires, tiro di poco a lato di Fabregas. E poi un numero di Reyes, il fallo di Cannavaro e la punizione calciata a sorpresa da Henry che finisce fuori non di molto: benvenuto in partita, caro Arsenal. La Juve, in compenso, si blocca in fretta soprattutto perché in attacco non riesce quasi mai a creare superiorità numerica: Ibra si perde in giochini che Touré smaschera subito, Trezeguet non riceve palloni giocabili, gli esterni non spingono come dovrebbero. Risultato: partita bloccata e Camoranesi (già diffidato) nervoso al punto da beccarsi il giallo. Henry, dal canto suo, viene limitato dalla solita accoppiata Thuram-Cannavaro: vaga di qua e di là, Titì, ma spazi ne trova raramente. Quando però Pires ruba palla a Vieira (toh) e lo serve sulla trequarti, il francesino pennella un pallone che è una delizia per Fabregas, 19 anni da compiere ma talento assoluto: colpo di biliardo e Buffon battuto a meno cinque da metà gara. Buon per la Juve che, sessanta secondi dopo, lo stesso Henry si allarghi troppo e non riesca a trovare il raddoppio: «bambola» evitata di un soffio, insomma, e verdetto rimandato alla ripresa. Con la necessità però, da parte di Capello, di chiedere qualcosa in più ai suoi: maggiore intraprendenza, più velocità e decisione nel puntare la porta di un Lehmann del tutto inoperoso nel corso della prima frazione. Ibra prova a dargli subito retta, ma Touré si dimostra difensore degno dei palcoscenici più prestigiosi. Capello sposta Mutu in una posizione più centrale, ma il romeno pare proprio non essere in giornata e una sua punizione calciata alle stelle ne è la conferma. Eboué spinge come un dannato sulla destra, l'Arsenal rischia di passare di nuovo grazie a un rimpallo, Vieira si prende qualche fischio dopo un paio di interventi duri, Henry e Fabregas chiamano Buffon a due interventi difficili con conclusioni a giro: meglio il secondo tempo del primo, come se si fossero scaldati i motori o si giocasse con meno paura. La Juve soffre, presa in mezzo dalla velocità di questi ragazzini terribili che sprintano appena possano e recuperano ancora prima. Così, al 69', succede il patatrac: Fabregas e Reyes pennellano, Henry conclude e il 2-0 è una sentenza tanto dura quanto giusta. Vieira si fa ammonire e anche lui salterà il match di ritorno: gli olè del pubblico infieriscono su una Signora in confusione totale. Umiliata anche dalle espulsioni, nel finale, di Camoranesi e Zebina.

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