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di FEDERICO BERNARDI MILANO — La classe ha battuto la forza.

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Carletto Docet. In un San Siro tutto esaurito il tecnico di Reggello schiera il Milan pensato alla vigilia che vede, oltre alla presenza di Vogel in mediana al posto dello squalificato Gattuso, il ritorno tra i pali di Dida, recuperato in tempi record: in attacco, poi, Shevchenko affiancato dallo straripante Inzaghi. Proprio Superpippo, dopo soli sette minuti, manda l'ennesimo messaggio a Marcello Lippi presente in tribuna: Serginho, a seguito di un recupero sulla trequarti, pennella un cross per l'attaccante più in forma del momento, abilissimo a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto. Colpo di testa della punta rossonera che non lascia scampo né a Kahn né tanto meno al commissario tecnico azzurro che, adesso, non può più negare un biglietto per la Germania ad un Pippo così. Che sembra veramente indemoniato, scatenato, incontentabile. Infatti, appena quindici minuti dopo la rete del vantaggio, grazie ad un perfetto movimento in area, costringe Ismael al fallo da rigore. Dal dischetto si presenta Shevchenko che, incredibilmente, manda a lato, facendo esplodere così tutta l'antisportività di Kahn, veramente disgustoso nell'offendere e schernire l'ucraino per il penalty fallito. Complimenti. Ma Sheva ci mette appena cento secondi per vendicarsi dell'accaduto, spedendo in rete, con una perfetta torsione aerea, il preciso assist di Stam da fondocampo. Complimenti: stavolta sinceri. Il Bayern sembra scioccato, confuso, perso. Ci pensa però Dida a confortarlo con l'ennesimo intervento goffo della stagione: il portiere brasiliano, respingendo in area piccola una punizione centralissima e innocua di Schweinsteiger, spalanca la porta a Ismael che accorcia le distanze. Il numero uno rossonero si riscatta comunque al 42' con un riflesso prodigioso su pericoloso colpo di testa di Ballack. Primo tempo che non ha conosciuto soste: bellissimo, emozionante, travolgente. Anche la ripresa non vuole essere da meno. Ed anche la ripresa comincia con il solito protagonista. Una manciata di secondi dal rientro dagli spogliatoi e Pippo, sfruttando al meglio il cross di Serginho e l'errore targato Lizarazu-Lucio, batte Kahn per la seconda volta. E, per la seconda volta, manda un sms a Lippi. Il Milan c'è. Vuole questa vittoria a tutti i costi. E, giustamente non pago del doppio vantaggio, cala il poker con Kakà innescato da Sheva: contropiede perfetto e bolide ravvicinato del brasiliano che partecipa così alla festa. Ma la vera fasta è ovviamente di Inzaghi al quale Ancelotti concede giustamente la standing ovation, sostituendolo al 71' con Gilardino. Sorrisi e gioia anche per Ambrosini, al rientro dopo il lungo infortunio. Per il Milan, invece, altro passo avanti verso Parigi. Che, in quanto ad estetica, non ha da invidiare niente a nessuno, così come il calcio voluto da Ancelotti.

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