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di RINO TOMMASI QUESTE sono vicende che appartengono più alla storia del pugilato ...

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Succede dunque che le agenzie ci informano che Bjorn Borg, lo svedese che è certamente stato uno dei tennisti più forti (il più forte non è mai esistito o meglio chiunque può scegliere in un gruppo di 5 o 6 campioni) ha deciso di vendere i suoi trofei. Tra i quali ce ne sono cinque conquistati a Wimbledon tra il 1976 ed il 1980, e sei vinti al Roland Garros tra il 1974 ed il 1981. Purtroppo che Borg fosse in difficoltà economiche era abbastanza noto, ancor prima che un libro pubblicato qualche anno fa ne raccontasse le sfortunate imprese commerciali. Il campione aveva cercato ed ottenuto un rifugio fiscale a Montecarlo e proprio per ottenere quella preziosa cittadinanza aveva regalato a quel torneo un paio di tristi partecipazioni quando ormai aveva abbandonato l'attività e non era più competitivo. La storia di Borg è particolarmente dolorosa perché le sua vicende private, sia quelle sentimentali che quelle commerciali, contrastano con l'immagine di straordinaria solidità mentale da lui dimostrata sul campo. Borg è stato un campione anomalo nel senso che c'erano molti giocatori che sapevano eseguire colpi (soprattutto quelli al volo) molto meglio di lui ma lui li batteva in modo quasi imbarazzante. Ricordo come a conclusione di una semifinale del Roland Garros il nostro Corrado Barazzutti nello stringergli la mano dopo aver perduto per 6-0, 6-1, 6-0 gli disse: «Scusami se mi sono permesso di vincere un game». Tecnicamente il capolavoro di Borg è stato quello di vincere il torneo di Wimbledon per cinque anni consecutivi laddove la maggior parte dei tecnici (tra i quali il vostro cronista) avrebbe ritenuto improbabile anche un solo successo. Fondamentalmente il suo tennis si basava su una qualità atletica straordinaria e su una formidabile, ineguagliata capacità di concentrazione. Borg poteva giocare certi colpi e soprattutto trovare certe angolazioni perché arrivava sulla palla in anticipo e quasi sempre in perfetto equilibrio. Per vincere a Wimbledon ha dovuto aggiustare l'esecuzione del rovescio con un taglio che gli consentiva di arrivare bene a rete dove, come ho detto, non era un fenomeno ma dove l'erba esaltava le sue qualità di portiere. Sulla terra invece non aveva bisogno di andare a rete perché gli bastava la sua regolarità. A rete ci venivano, per uscire dall'assedio cui erano costretti a fondo campo, i suoi avversari e lui li infilava con una precisione scoraggiante per gli attaccanti. È più difficile spiegare il suo crollo come uomo d'affari. La sua colpa maggiore è stata quella di non essersi accontentato di amministrare o difendere i suoi guadagni ma di essersi illuso, perché mal consigliato, di poter avere successo anche in altri campi.La sua vita sentimentale ha inevitabilmente risentito degli sbalzi di notorietà e di guadagno. Il 24 luglio 1980, dopo aver appena vinto il suo quinto Wimbledon, Borg ha sposato Mariana Simionescu, una tennista romena né troppo brava (era numero 36 in classifica), né troppo bella. Poteva essere una bella storia ma la vicenda era troppo sbilanciata per resistere. Inoltre tra i campioni dello sport i tennisti sono i più insidiati ed i più facilmente raggiungibili da ragazze in cerca di un minuto od una notte di emozioni. Finito come purtroppo prevedibile il matrimonio con Mariana, Borg è un po' uscito dai binari. Ha trovato modo di fare un figlio ma non ho notizie sulla madre del suo primogenito. Il secondo figlio glielo ha dato la sua terza moglie, la svedese Patricia Ostfeld. La seconda, molto più nota dalle nostre parti, è stata Loredana Bertè che aveva avuto esperienza tennistiche anche con Adriano Panatta. Con la Bertè Borg ha avuto in comune un drammatico ricovero in ospedale per due incidenti dalle medesime caratteristiche, storie di sonniferi o qualcosa di simile o di peggio. Borg è nato il 6 giugno 1956 quindi ha oggi 49 anni. Nel 1974 è diventato il più giovane vincitore del Roland Garros ma il suo primato di precocità sarebbe stato poi battuto prima dal suo connazionale

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