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DI CANIO è stato deferito ieri alla Commissione Disciplinare.

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«Non ci piacciono i cappottini preparati», aveva ammonito il fantasista, riferendosi alla designazione di Matteo Trefoloni come direttore di gara della stracittadina. «Ci vuole una mente sopraffina per mandare in un derby così sentito lo stesso arbitro che già aveva danneggiato la Lazio in un'altra partita contro la Roma ed in tante altre occasioni», aveva poi aggiunto ironicamente. Il riferimento era chiaramente indirizzato alla sfida persa dai biancocelesti per due a zero nel derby del 2003 dove, oltre al fischietto senese, erano presenti anche gli stessi assistenti di domenica sera, Griselli e Calcagno. La Roma vinse grazie ai gol di Mancini ed Emerson nel finale ma la Lazio in quell'occasione, si era fortemente lamentata per la mancata concessione di due calci di rigore ed una punizione contraria da cui poi era scaturito il primo gol giallorosso. Le dichiarazioni del numero nove biancoceleste, secondo la Federcalcio sarebbero lesive della reputazione dell'Organismo federale che ha designato l'arbitro della partita, nonchè dello stesso direttore di gara. Per responsabilità oggettiva è stata deferita anche la Lazio. A questo punto Di Canio, avendo violato gli articoli 3 e 4 del codice di giustizia sportiva, rischia una multa che può variare dai 2.500 ai 50.000 euro. In linea teorica il codice prevede anche una squalifica a tempo determinato ma considerando gli altri precedenti in materia, rimane molto più probabile una sanzione pecuniaria che oltre al calciatore, potrebbe colpire anche la società stessa. M. Bai.

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