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di FABRIZIO MARCHETTI L'ANGELO biancoceleste para le polemiche.

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Ieri sera Peruzzi ha riunito i compagni nel suo feudo a Blera: un modo per ricompattare l'ambiente e cercare il rilancio in vista della missione a Verona contro il Chievo. In fondo i tre punti di domenica valgono doppio se rapportati all'ipotesi-Uefa e il navigato numero uno di tante battaglie lo sa. Per questo scuote la Lazio, provando a sotterrare la storia legati ai contratti. «Ora questo di problema è una cosa secondaria, bisogna concentrarsi solo sulla partita di domenica e non su altre situazioni per non rovinare il campionato decoroso fatto finora. A giugno poi vedremo, ora però questi discorsi portano solo altri problemi all'interno dello spogliatoio». Un messaggio chiaro e lineare, che non prende le distanze da Oddo e Liverani ma cerca almeno di rinviare i dubbi sul futuro. «Condivido quello che hanno i miei compagni ma dico: pensiamo prima a far bene col Chievo. Si rischia di andare avanti all'infinito con questa diatriba. Non bisogna ogni giorno andare sui giornali a parlare di contratti e di acquisti. Ci sono problemi contrattuali e di mercato, lo sappiamo, anche io posso dire al presidente che vorrei Ronaldo, Zidane e Ronaldinho ma so che non è possibile, il presidente dovrà agire e non siamo noi giocatori a suggerire cosa fare». Ha la caratura per non sottrarsi neanche al discorso-contestazione. «Se vogliamo parlare di chi sta con e chi contro Lotito si potrebbe continuare per ore, questo non deve interessarci, la squadra deve pensare solo alle partite da affrontare, poi per il calciatore che vuol rimanere o vuole andar via ci sono i procuratori. La faccia ce la metterà Lotito in base alla squadra che farà». Il suo, di futuro, è ancora un punto interrogativo. Ci sta pensando al ritiro, Peruzzi. Però prenderà la decisione dopo il Mondiale «se lo giocherò», aggiunge lui sorridendo con il ghigno di chi sa avere già un posto sull'aereo direzione Germania 2006. «Ho un altro anno di contratto, la mia decisione se rimanere o no la analizzerò entro tre mesi, a smettere comunque non ci penso, si parla tanto, anche io ho le mie idee ma non so cosa farò tra tre mesi, ci penserò il 14 maggio. È quattro anni che dicono che smetto, forse ho sbagliato io a paventare l'ipotesi qualche volta ma ora io credo che tutti noi dobbiamo pensare solo a giocare. Col presidente ho parlato 10 giorni fa e ci riparlerò a marzo ma non solo del contratto». Quindi la Lazio, il derby e il futuro. «I festeggiamenti della Roma? Nemmeno li ho visti, ero talmente arrabbiato che sono andato subito negli spogliatoi. Ora comunque non dobbiamo pensare né all'Uefa né alla salvezza, non si devono fare calcoli. Domenica ci sarà una partita importante come il derby, battere una diretta concorrente come il Chievo ci farebbe fare il salto di qualità». Sui problemi dell'attacco: «Dopo Firenze quando avevamo vinto 2-1 nessuno parlava di problema del gol. Qualcosa da rivedere c'è, ma bisogna concentrarsi a far bene in queste partite, non dobbiamo pensare all'anno prossimo. Non possiamo e non dobbiamo rovinare in questi due mesi e mezzo quello che abbiamo fatto prima».

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