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Rocca frana

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Dopo i successi nei primi 5 slalom arriva il secondo ko consecutivo Trionfa Palander davanti a Sasaki

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Lo fa pochi metri dopo avere tagliato il traguardo della seconda manche. Dalla rabbia. Su quei quadricipiti duri come il marmo. Perché, ancora una volta, la pista che più gli piace in assoluto — quella di Schladming — non gli è stata amica. È saltato quando era ancora in lotta per vincere il sesto slalom della sua stagione. È saltato quando all'arrivo mancavano tre, forse quattro, paletti: i trabocchetti più insidiosi erano ormai alle spalle, il terribile muro della Planai anche. Restavano pochi metri: poi, da secondo che era dopo la prima manche, non serviva altro che dare un'occhiata al cronometro, verificare se (come possibile) il giapponese Sasaki gli sarebbe stato alle spalle e aspettare poi l'arrivo del finlandese Kalle Palander, vincitore della prima manche. Invece no. Equilibrio precario, i due sci che si toccano, il peso che si sposta e addio sogni: Rocca esce per la seconda gara consecutiva, ancora in Austria. Domenica a Kitzbuehel, ieri sera a Schladming. Due ko dopo cinque trionfi: fine della benzina, proprio adesso che si avvicinano le Olimpiadi di Torino 2006? Lui giura di no. E l'Italia tutta spera che sia così. Del resto, lo slalom è disciplina ad alto rischio: bastano pochi centimetri e passi da eroe a fesso. Lui non si è mai sentito il primo, non vuole cominciare a sentirsi il secondo nella stagione più bella della sua carriera. «Ho toccato con lo scarpone contro un palo ed ho incrociato gli sci. Non sono più riuscito a salvarmi. Quella — ha raccontato Rocca che dalla rabbia, fatto per lui inconsueto, ha addirittura spaccato in due uno dei suoi bastoncini — è la parte più critica della pista. Era successa la stessa cosa, sempre nella seconda manche, anche l'anno scorso, solo una quarantina di metri più in alto». Peccato, semplicemente. Del resto, quella che viene un po' da tutti gli atleti considerata come la pista da slalom più difficile e affascinante del circuito non è mai stata prodiga di soddisfazione con Rocca: in dieci gare, l'azzurro ha messo insieme un misero sedicesimo posto, datato 1999. «Ho un conto in sospeso con Schladming, spero di chiuderlo subito», aveva cercato di profetizzare il Nostro alla vigilia. Lo avevano raggiunto anche la moglie Tania e il figlioletto Giacomo: non hanno portato bene, amen. E per una volta Giorgio Rocca, soprannominato «Il Maestro» dalla stampa svizzera, è tornato umano. Al diavolo l'ipnosi, la psicologia e l'autocontrollo di cui tanto si è parlato in queste settimane piene di trionfi: Rocca è saltato, Rocca ha rotto un bastoncino dalla rabbia. Altro che. Si presenterà allora ancora più arrabbiato il 25 febbraio, quando a Sestriere (slalom serale) ci sarà in palio il titolo olimpico. La gara, per la cronaca, è stata vinta dal finlandese Kalle Palander — al primo successo in stagione e in grande crescita di forma — che ha preceduto il giapponese di gomma Akira Sasaki e il solito Benny Raich. Quest'ultimo, ovviamente, fa un altro enorme passo avanti verso la conquista della coppa e si prepara a fare una scorpacciata di medaglie ai Giochi di Torino. Gli italiani, a parte Rocca, hanno fatto decisamente bene: Patrick Thaler ha chiuso settimo (miglior risultato della carriera, una seconda manche da applausi convinti) staccando definitivamente il biglietto per i Giochi, mentre Schmid si è piazzato decimo e ora spera pure lui nella gara a cinque cerchi. In classifica, anche Deville (21°), Zardini (22°) e Moelgg (24°). È mancato solo l'acuto. Ma, per la seconda volta consecutiva, Rocca da Livigno ha steccato.

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