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Totti resta a casa Perrotta recupera Taddei in attacco

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L'ex tecnico bianconero, sconfitto all'andata nel primo faccia a faccia contro una squadra che lui stesso aveva forgiato, ha voglia di riscatto e, soprattutto, non vuole interrompere la striscia positiva giallorossa targata 2006. Per farlo però dovrà fare a meno di capitan Totti che non ce l'ha fatta a recuperare dopo la botta ala caviglia ed è rimasto a casa. C'è invece Perrotta, giocatore del quale Spalletti non vuole fare a meno: seppur non al cento per cento della condizione dopo l'infortunio contro la Reggina. Una Roma dunque tutta da inventare, con un buco grosso così lì davanti: non c'è una punta titolare, fatta eccezione dei due giovanissimi Okaka e Cerci (improbabile un loro utilizzo dall'inizio). Il tecnico ieri, seppur celando la formazione, ha fatto comunque intravedere quale sarà l'alternativa in attacco a Totti. Mancini? Macché, non è adatto perché fa le sue cose migliori quando punta la porta, piuttosto Spalletti punterà su qualcuno con estro in grado di tirar fuori dal cilindro qualcosa: Taddei vince facile, in questo senso, il ballottaggio con Perrotta. sarà dunque il brasiliano a fare l'unica punta in attesa del recupero di Totti. Spalletti comunque si guarda bene dall'ufficializzare la decisione. «Totti a tutt'oggi non cammina neppure, ha una caviglia doppia e secondo il decorso naturale non ce la dovrebbe fare neanche per giovedì. Alternative? Ci sono un paio di giocatori che possono ricoprire quel ruolo. Capello aveva già provato Mancini in quel ruolo? Bisogna guardare cosa ha fatto Capello qui perché ha fatto bene, ma secondo me facendolo giocare così si toglie qualche possibilità a Mancini. Lui è bravo a partire vedendo la porta e cercherò di metterlo nella posizione dove può esprimere il meglio di sè». Un'alternativa poteva essere De Rossi, ma Spalletti esclude. «Bisogna cercare di non fare confusione ne creare squilibri per mettere a posto una situazione. Daniele giocherà di nuovo a centrocampo. No io invece sceglierò uno che sappia giocare con le spalle alla porta, abbia un po' d'imprevedibilità e qualche soluzione estrosa personale. Chi? No, non mi piace che i giocatori scoprano la formazione dai giornali». Ma per il tecnico toscano sarà anche la prima volta a Udine da nemico dopo gli anni trascorsi in bianconero e le polemiche che avevano costellato il suo addio nell'estate scorsa. Lui è sereno, convinto di aver lasciato una buona impressione di se. «Mi aspetto un'accoglienza positiva perché in quel contesto lì mi sono impegnato molto, ho dato più del massimo. Io non sono scappato da Udine. Ho fatto delle valutazioni che al momento opportuno ho reso note all'ambiente e alla società. Ho bellissimi ricordi di tutte le situazioni vissute in Friuli, soprattutto nel contesto familiare. Mi è dispiaciuto molto andare via perché avevamo radicato delle amicizie importanti, soprattutto è dispiaciuto ai miei figli e questo m'ha fatto tentennare molto». Non vuole nemmeno alimentare l'infinita polemica col patron Pozzo. «Non voglio fare polemica con Pozzo, anche se mi è costato caro venire via perché ho pagato tutto quello che hanno voluto». Così come è convinto di ritrovare un gruppo di amici tra i giocatori. «Non li ho sentiti molto spesso i miei ex giocatori, con alcuni ci siamo fatti gli auguri di Natale perché c'è un legame di amicizia oltre che professionale. Mi aspetto da loro un saluto che corrisponda al nostro tipo di rapporto. Sensini? Da lui ho imparato tantissimo e lo ringrazio per tutto ciò che mi ha dato». L'insidia sarà dunque proprio legata alle motivazioni che i bianconeri avranno nel ritrovare il loro vecchio condottiero. «L'orgoglio di questi ragazzi. È una trasferta a rischio perché l'Udinese è una buona squadra, ha un ottimo allenatore che ha fatto meglio di me, perché quando c'ero io siamo stati eliminati in Uefa da una squadra più debole, ed ha una situazione societaria ben delineata e forte». Ma anche la Roma che arriverà al Friuli

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