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Rivincita dell'ex Bucchi. All'inizio solo Hawkins prova a opporre resistenza. Sesay devastante, non basta Sconochini

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E così Pierino Bucchi, gentiluomo e coach di Napoli, ha atteso il giusto come nel migliore copione di un film. E la sua vendetta l'ha servita fredda, costruendola con quella dovizia di particolari tattici e psicologici che gli restituiscono, semmai ce ne fosse stato bisogno, quello che svariati petulanti personaggi del parterre capitolino gli avevano voluto togliere. Bucchi sa tanto di basket, come d'altronde il suo sconfittissimo nemico d'una sera Svetislav Pesic. Peccato che entrambi, in tempi diversi, debbano aver messo in conto, allenando a Roma, di dover sconfiggere avversari sul campo e grilli parlanti fuori. Ma queste sono storie che poco hanno a che fare con quello che è accaduto sul parquet del PalaBarbuto. Dove s'è svolta un recita che ha assunto da subito i contorni di un assolo, chiusosi nell'esaltazione generale, 90-74, per i padroni di casa, contro una Lottomatica talmente bruttina, immobile e arrendevole da fare quasi tenerezza. C'è stata partita per poco più d'un minuto. Il tempo per Spinelli, play titolare con Greer a mezzo servizio, di insaccare da tre, vedere Hawkins replicare e la partita di Roma è terminata qui. È sembrato che le tossine e l'acido lattico nelle gambe di Roma, reduce dal successo di Gerusalemme di martedì, seguito dal ritorno nella capitale il mercoledì in mattinata, che ha costretto la squadra praticamente a non prendere sonno, avessero avuto il sopravvento. Tanto tonica ed esplosiva Napoli, talmente precisa al tiro da fare impressione, quanto imballata e zavorrata a terra Roma. L'assenza dal quintetto del play titolare non ha pesato sulla fluidità dei partenopei, spaventosi nell'attaccare il canestro come nel difenderlo. La Virtus ha perso il bandolo della matassa con Ilievski, reduce da un paio di prove convincenti, che è andato in confusione, come il resto della squadra, con le sole eccezioni di Sconochini, l'ultimo ad arrendersi, ed in parte Righetti. Basti pensare che ad inizio della seconda frazione, con la Lottomatica ormai affogata sul 39-12, a referto per la squadra di Pesic erano andati i soli Hawkins e Bodiroga. Ogni accenno di pressing ordinato dal mentore serbo s'è rivelato come la sbarra alzata di un telepass all'ingresso dell'autostrada, con praterie per i vari Stefansson, Morandais e Sesay. Chiunque Bucchi ha chiamato dalla panchina ha dato sostanza. Ed il tap-in sulla sirena dei 20' di Dalpiagic per il 53-31 è stato lo specchio del divario tra le due formazioni. Rientrati dall'intervallo lungo Napoli ha continuato nella sua recita solitaria, fino ad un'improvvisa alzata di testa e d'orgoglio ha riportato la Virus fino al -13, 75-63. Ma è stato un attimo. Perché Napoli ha rialzato la testa e ci ha pensato Stefansson (ma è vero che qualcuno nella Virtus lo ha bocciato ritenendolo extracomunitario pur in possesso del passaporto svedese?). La Carpisa con il succeso è volata così, seppur per poco più di 24 ore, in vetta alla classifica, completando la riabilitazione di Pierino Bucchi. Roma è invece tornata a casa con un po' di dubbi. Dopo un mese di costante crescita è arrivato uno stop preoccupante. Se si sia trattato di un momento preso per tirare il fiato, in attesa dell'innesto di Ekezie, ieri in borghese, lo diranno i prossimi impegni. Martedì si torna in campo in Uleb Cup contro la Stella Rossa di Belgrado e sabato ci sarà Teramo nell'anticipo di campionato.

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