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Dopo la Hingis anche la Seles annuncia il rientro e a sorpresa rispunta McEnroe

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Non sempre la scelta paga

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Nessuno è eterno ed il concetto è valido anche per quanto riguarda la vita sportiva. Il problema è che i ritiri spesso non sono definitivi ed allora assistiamo a ritorni che determinano grande curiosità ma non sempre sono coronati da successo. L'atleta in linea generale ha un termometro quasi infallibile che è costituito dai risultati che segnalano, in modo qualche volta impietoso, il declino, che rappresenta una situazione difficile da accettare. La prima decisione è quella di scegliere se continuare su livelli meno ambiziosi oppure di smettere. Nel 1996 Stefan Edberg, il campione svedese che in carriera aveva vinto sei titoli del Grande Slam, decise che quella sarebbe stata la sua ultima stagione. Mi ha raccontato qualche anno più tardi che, incoraggiato da qualche buona partita e dalla simpatia che il pubblico gli manifestava, era stato più volte sul punto di cambiare idea e di prolungare la propria attività ma di essere contento di non averlo fatto. Tuttavia il tennis è uno sport dove il ritorno non desta preoccupazioni. Proprio in questi giorni è rientrata Martina Hingis, sta per rientrare Monica Seles, John McEnroe ha detto che potrebbe giocare qualche torneo di doppio. Ma leggo anche che Mike Tyson potrebbe tornare sul ring. Sono notizie che suscitano reazioni diverse e mi consentono un distinguo molto importante. Ho detto e scritto molte volte che l'annuncio dell'abbandono dell'attività di un pugile è quasi sempre una buona notizia, l'annuncio del suo rientro è sempre una cattiva notizia. Il caso del pugilato è molto particolare e naturalmente molto diverso da quello del tennis. Nel tennis nella peggiore delle ipotesi il campione che cerca di tornare rischia una brutta figura com'è capitato a Bjorn Borg che nel 1991 tentò un patetico rientro al torneo di Montecarlo. Borg, che aveva 34 anni ed aveva abbandonato l'attività nel 1982 quando ne aveva appena 26, perse da un modesto tennista spagnoli, Jordi Arrese, che fino all'anno scorso è stato il capitano della squadra spagnola di Coppa Davis. Perse per 6-2, 6-3 ma la sua sola presenza portò a Montecarlo qualche centinaio di giornalisti, che naturalmente partirono il giorno dopo la sua sconfitta e la sua imbarazzata conferenza stampa. Ecco perché non mi preoccupa il ritorno di Martina Hingis, che tra l'altro mentre scrivo ha già vinto due partite di media difficoltà. Martina compirà 26 anni il prossimo ottobre. Ha smesso quattro anni fa per la delusione provata dopo aver perso una finale dell'Australian Open contro la Capriati avendo sciupato quattro match points ma soprattutto perché aveva avvertito e sofferto la superiorità atletica delle sorelle Williams, che la sovrastavano in centimetri ed in muscoli. Non so se sia stata incoraggiata dal declino e dal minore interesse per il tennis manifestato dalle due sorelle. Le auguro di tornare al vertice. E' stata per quattro anni la numero uno, ha vinto cinque prove dello Slam ma se non dovesse riuscirci non sarà un problema. Vorrebbe tornare anche Monica Seles, che di anni ne ha 32. Due glieli ha rubati l'aggressione di un fanatico delinquente che la pugnalò al cambio di campo in un torneo ad Amburgo. Aveva 21 anni, aveva già vinto otto titoli dello Slam. Dopo il rientro ne ha vinto soltanto uno, è rimasta competitiva ma non è più stata la numero uno. Le sue possibilità sono naturalmente inferiori a quelle della Hingis che ha sette anni di mano ma anche qui non vedo il problema. Già che ci sono spendo due parole per John McEnroe, che compirà 47 anni nel prossimo febbraio quando dovrebbe tornare a giocare, soltanto in doppio, al torneo di San Jose, in California. E' un tentativo per ottenere pubblicità più che quello di aiutare una specialità, il doppio, che è un malato terminale e che nemmeno un medico geniale come Supermac potrà resuscitare. Come dicevo il disco

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