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ROMA-NAPOLI A PORTE CHIUSE

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Lo ha deciso il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, riunitosi ieri mattina a Palazzo Valentini. «Nella partita di andata — ha spiegato Serra — ci sono stati incidenti molto gravi e minacce reciproche delle due tifoserie che si sono date appuntamento a Roma. Abbiamo deciso considerando anche il risultato dell'andata e la prevista scarsa affluenza di pubblico». La Roma ha mal digerito la disposizione di Serra: il club giallorosso, che si rivolgerà a Lega e Figc a tutela dei suoi tifosi, si sente penalizzato dal mancato incasso al botteghino e ritiene che con il provvedimento di ieri si sia creato un precedente pericoloso. Il Prefetto parla però di decisione concordata con la Roma: «La società sapeva tutto, martedì sera ne ho parlato con Pradè che non ha avuto nulla da eccepire sulle mie intenzioni — confida Serra — Fino a che qualcuno non mi dice il contrario, il mio riferimento all'interno della Roma resta lui». La vicenda rischia di creare tensioni in seno al club di Sensi. «Mi dispiace apprendere il malcontento della Roma — prosegue il Prefetto — visto che loro stessi avevano dato l'assenso al provvedimento». Reazioni di disapprovazione arrivano anche dalle due tifoserie: «Ma cosa faranno quando il Napoli andrà in serie A? Non ci faranno più andare a Roma?» si chiede il presidente dell'Associazione Italiana Napoli Club Saverio Passeretti. «E' una decisione che ci penalizza e che lascia molte perplessità sulla gestione dell'ordine pubblico allo stadio e sui provvedimenti derivanti dalla legge Pisanu. Andremo comunque fuori dall'Olimpico con gli striscioni per manifestare il nostro dissenso» annuncia William Betti (in arte Spadino), uno dei leader della tifoseria romanista. Tifoseria che stavolta dovrà pagare per colpe non sue.

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