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Stankovic: Inter, voglio vincere

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Il serbo: «Fino a giugno darò tutto per Mancini poi spazio ai Mondiali»

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Anche se so che sarà difficile perché in quel periodo mi sentivo in grande forma». Aveva cominciato alla grande, finché un fastidioso problema accusato con la nazionale contro la Lituania lo scorso 8 ottobre lo ha messo ai box per un po': Stankovic adesso promette a squadra e tifosi che farà di tutto per tornare ai livelli di inizio stagione per la causa dell'Inter, ora che la qualificazione mondiale della Serbia-Montenegro è archiviata. Stankovic teneva tantissimo ai Mondiali, ma assicura che non si risparmierà per arrivare fresco in Germania. «Ora la qualificazione è centrata. Ho dato tutto alla mia nazionale, anche un parte del mio muscolo, ma adesso tocca all'Inter. Certo, quando mi sono fatto male urlavo nello spogliatoio, mi piangeva l'anima e la prima cosa che mi è venuta in mente e che gridavo a tutti era che non avrei potuto giocare l'importante gara contro la Bosnia. Per me sarebbe stata una partita storica, come una finale che non si ripeterà mai più, con il nostro stadio a Belgrado strapieno di gente». Anche abbandonare l'Inter proprio una volta raggiunta la forma migliore è stata una brutta esperienza. «Un pò sì, perchè sei abituato a giocare sempre e a tenere un certo ritmo -spiega Stankovic- Quando sono andato a vedere la partita dei miei compagni contro la Roma (persa per 3-2 a San Siro, ndr) sono stato male. Sapevo di non poter dare nulla per i miei compagni, è stata una brutta sensazione». A proposito del Marakana di Belgrado, Stankovic riconosce di essere cresciuto moltissimo dai tempi in cui muoveva i primi passi in quello stadio, grazie al talento ma soprattutto alla fortuna: «Nella mia carriera metto 30 per cento di talento e il 70 di fortuna. Come mai così tanto di fortuna? Eravamo tantissimi della mia classe, forse c'erano giocatori anche più bravi di me. Ma nel momento giusto, nella partita giusta, sono stato fortunato. Avevo 18 anni, giocavamo contro il Kaiserslautern davanti a ottanta mila persone, segnai due gol che mi cambiarono la vita. Poi, quel 70 per cento di fortuna diminuisce perché impari tante cose e fai esperienza». E tante cose sono cambiate anche nel suo Paese, che adesso guarda con ottimismo al futuro anche per merito di una nazionale che proprio intorno a Stankovic e a tanti giovani pare essersi ritrovata. «Abbiamo passato un periodo molto difficile. Abbiamo vissuto tre-quattro mesi veramente brutti e mi riferisco soprattutto ai bombardamenti. Ma ormai è tutto passato, abbiamo ancora tanti problemi, ma stiamo cercando di tirarci fuori».

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