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SE n'è andato ieri in silenzio, il professore.

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Aveva 81 anni Giancarlo Primo, e, adesso che non c'è più, tante di quelle persone che lo avevano dimenticato, come si fa troppo spesso in questa nostra nazione che non sa portare rispetto al peso degli anni, saranno pronte a versare lacrime da coccodrillo. «Mi sento dimenticato dal mondo del basket» aveva confessato meno di un anno fa al cronista de Il Tempo. «Qui non siamo come negli Usa, dove agli allenatori di una certa età chiedono di essere custodi dei segreti del gioco». Vecchio saggio, Giancarlo Primo. Lui che aveva segnato la storia della pallacanestro esportando fuori dalle mura della città eterena il credo della scuola romana. 237 le partite alla guida della Nazionale, dal 1969 al 1979, mettendo al collo due bronzi agli Europei (1971 ad Essen, 1975 a Belgrado). Quindi le pagine più belle a Cantù, quando alla guida dell'allora Squibb portò in Brianza, nel 1983, la Coppa dei Campioni e quella Intercontinentale. Poi piano piano fu messo al margine. Ancora un pò di serie A, prima a Gorizia poi nella Virtus Roma, ma senza grande fortuna. E ancora anni spesi nella serie cadetta alla guida del Montesacro. Poi, in silenzio, da parte. Da spettatore. Costretto in un angolo dal poco rispetto da parte del mondo che lui aveva amato più d'ogni altra cosa. Oggi che non c'è più, il vuoto che lascia sarà ben presente in un movimento che l'aveva dimenticato troppo in fretta. F. Fab.

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