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L'OSSERVATORIO

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Ma Luciano Spalletti è troppo preparato e troppo intelligente osservatore per non avere tratto ulteriori motivi di riflessione da una vittoria larga, offerti in quasi uguale misura rispetto alla indefinibile interpretazione di fronte al Palermo. La stessa insicurezza, la stessa discontinuità, identici stenti nel gestire il pallone, il blackout totale in avvio di ripresa, prima che la terza rete di Nonda archiviasse la pratica. La Sampdoria, che a Lens ha giocato benissimo subendo un'eliminazione beffarda, non è il Basilea disposto a offrirsi inerme alle azioni di rimesse avversarie. E inoltre è ormai divenuta una costante la sua compattezza, regalata dall'applicazione di un gruppo che non conosce elementi di disturbo, messo in campo con sapienza da un Novellino che avrebbe probabilmente meritato ribalte più illustri. Dunque, l'ennesima notturna della travagliata stagione romanista presenta insidie vistose, anche perché è difficile pensare che i doriani accusino contraccolpi negativi dalla delusione europea, mentre è più logico attendersi immediata voglia di riscatto. Squadra che preferisce attendere gli avversari concedendo spazi avarissimi, la Samp sa riproporsi in avanti con fiammate terribili, sfruttando soprattutto le fasce laterali presidiate da Diana e Tonetto. Peraltro, non è facile che la Roma attuale, per problemi di organico e per stato psicologico non esaltante, conceda agli avversari le risorse tattiche predilette, anche perché il suo tecnico è attento studioso delle prerogative dei rivali di turno. Con la lunga rinuncia a Nonda, che va ad aggiungersi ai guai fisici di Montella e Cassano, quest'ultimo in bilico anche in attesa che sia definita la sua posizione, la Roma ha poche alternative in attacco. O il solo Totti di punta, posizione non prediletta dal capitano, o forse il lancio del sedicenne Stefano Okaka, sulle spalle del quale peserebbe per altro una pressione non adeguata né all'anagrafe né alla limitatissima esperienza. Alle prese, anche in difesa, con il forfait di Kuffour e con gli acciacchi di Panucci e Cufré non sarà, stavolta neanche sulla carta, la migliore Roma, quella chiamata a dare alla sua classifica una meno precaria dimensione. Forse ci si affiderà a un centrocampo più folto, con Mancini (ancora da recuperare in pieno) e Taddei a sorreggere che le ridotte risorse offensive. Ma, paradossalmente, partire senza il sostegno del pronostico potrebbe costituire un vantaggio.

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