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di DOMENICO LATAGLIATA FIRENZE — Lacrimogeni, il giorno dopo.

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Salvo poi prendere atto che non è così semplice cambiare lo stato delle cose e arrendersi di fronte all'evidenza. In Inghilterra, per uscirne, hanno deciso per la mano dura: carcere il giorno stesso e nessuno sconto di pena. In Italia, per un motivo o per l'altro, quasi certamente non accadrà mai. Ieri è stata la giornata di Leonardo Domenici, primo cittadino di Firenze. Che non le ha mandate a dire e si è esposto come di più non avrebbe potuto fare: «Se si dovessero verificare nuovamente episodi come quelli di giovedì sera, non è detto che il Comune continui a dare il proprio consenso a disputare ancora le partite al Franchi. Anche Della Valle è d'accordo». Aggiungendo subito dopo: «Non mi importa se siano stati fiorentini o juventini a creare i disordini, ma non è ammissibile rovinare così l'immagine di Firenze e della Fiorentina. In situazioni del genere tutti devono sentirsi responsabilizzati e tutti devono intervenire, compresi i responsabili del tifo. O vogliamo rompere tutto? E non mi interessa sapere chi ha cominciato». Della Valle va giù duro: «Mai più incidenti o lasciamo». Due ultrà viola e uno bianconero sono stati nel frattempo arrestati, mentre altri cinque tifosi (quattro fiorentini e uno juventino, tre dei quali minorenni) sono stati denunciati. Proseguono inoltre gli accertamenti per individuare altri responsabili. I feriti di giovedì sera sono quattro, tra cui il bianconero arrestato. Tralasciando la caccia «a chi ha cominciato», per dirla con Domenici, va rilevato che le forze dell'ordine sono state costrette a effettuare diverse cariche e a lanciare almeno 25 lacrimogeni mentre venivano fatte bersaglio, anche da chi era dentro lo stadio, di oggetti di ogni genere: frigoriferi, addirittura, oltre a transenne e mattoni. Per domenica, ovviamente, la Questura ha chiesto ulteriori rinforzi. All'assemblea di Lega, più o meno tutti i presidenti hanno detto la loro. Vincenzo Matarrese, presidente del Bari: «Di questo passo andremo allo sfascio totale. Bisogna che tutti ci diamo una regolata, a cominciare da noi presidenti fino ai tifosi più agguerriti. Il calcio deve tornare a essere quello di una volta, divertimento e non guerra». Massimo Cellino, presidente del Cagliari: «I teppisti di Firenze possono essere individuati. Gli imbecilli sono da tutte le parti, ma ormai devono andare con la fotografia in mano, hanno i documenti e possono essere presi. Li arrestino». Claudio Lotito, presidente della Lazio, ritiene che «il problema della violenza investe un po' tutte le squadre, non è particolarmente radicato in una piazza. Sta anche ai singoli club fare opera di persuasione e distaccarsi con decisione da posizioni che non sono in linea con un clima sereno e coi valori sportivi». Frasi già dette e sentite, ovviamente. E i diretti protagonisti? «Era impossibile giocare, si era formata una nube in basso, i ragazzi hanno avuto diversi problemi, bruciore alla gola e agli occhi, qualcuno, come Frey, Di Loreto e Gamberini hanno vomitato», ha raccontato Prandelli. «È stato giusto sospendere la gara, l'arbitro ha fatto bene - ha detto Capello -. Squalifica del campo? Noi non c'entriamo nulla, i lacrimogeni sono stati lanciati fuori». Nessun paragone con il Roma-Lazio sospeso: «Era una situazione ben più pericolosa - ha aggiunto Capello - e allora fu bravo Rosetti a prendere quella decisione. C'era una tensione che stavolta non si è percepita. In campo non è successo niente: ci sono stati solo agonismo e intensità, è questo l'esempio che dobbiamo dare noi». Ancelotti è invece più drastico: «È vero che gli episodi di violenza sono successi fuori dallo stadio, ma io sono dal parere che in questi casi si debba andare a casa. Dopo un paio di volte, si calmerebbero tutti quanti». Tanto vale provare. E per domani si prepara una Firenze blingata per evitare il bis della folle notte di giovedì.

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