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Il Master torna in Cina e riparte da Federer

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Ottenute le Olimpiadi di Pechino è stata messa in atto una politica che ha portato in Cina molte manifestazioni sportive con evidenti vantaggi di immagine per quel paese e per i suoi atleti. In particolare il rapporto con il tennis, considerato sport capitalistico , non è mai stato facile. Dopo una prima, timida apparizione in Coppa Davis nel 1924, la Cina è rimasta fuori da questa competizione dal 1946 al 1983. Dopo la riammissione del tennis alle Olimpiadi le autorità cinesi hanno cominciato a guardare a questa disciplina con maggiore interesse e, almeno nel settore femminile, si sono cominciati a vedere i risultati e due giocatrici cinesi hanno vinto il doppio alle Olimpiadi di Atene. In questo programma si spiega perché il Masters, la competizione tennistica che più si avvicina ad un campionato del mondo, torna in Cina dopo esservi già stato tre anni fa. E' stato costruito un nuovissimo impianto ed è stato compiuto un importante sforzo economico per convincere l'ATP e la Federazione Internazionale ad accettare questa insolita ed eccentrica ambientazione. Purtroppo il Masters, che è nato nel 1970 da un'idea di Jack Kramer ed è quindi giunto alla sua trentaseiesima edizione, ha una formula che non va molto d'accordo con il principio base del tennis, che è quello dell'eliminazione diretta: chi vince va avanti e chi perde va a casa. Invece nel Masters gli otto qualificati (i primi otto nella classifica mondiale salvo infortuni o defezioni, per cui mancano Hewitt e Roddick) sono divisi in due gironi nei quali ogni giocatore disputa tre incontri. I primi due di ciascun girone vengono promossi alle semifinali per cui può accadere (ed è infatti accaduto 17 volte nella storia della competizione) che un giocatore possa vincere il Masters pur avendo perduto una partita. Malgrado questi problemi il libro d'oro del Masters è di grandissima qualità. Tra i 17 giocatori che lo hanno vinto (Ivan Lendl e Pete Sampras vi sono riusciti cinque volte ciascuno) soltanto il tedesco Stich, che è stato numero due e lo spagnolo Orantes, che è stato numero quattro, non sono mai stati al vertice della classifica mondiale. Le assenze, che ho appena ricordato dell'australiano Lleyton Hewitt (la cui moglie attende un bambino) e dell'americano Andy Roddick (infortunatosi a Bercy la settimana scorsa), mi costringono ad individuare nell'eterno Andre Agassi la più credibile alternativa al previsto duello tra Roger Federer e Rafael Nadal, i due campioni che hanno dominato la stagione vincendo 11 tornei ciascuno e dividendosi in parti uguali otto dei nove tornei del circuito Masters Series dove l'unica eccezione è stato il torneo di Bercy al quale nessuno dei due ha partecipato. Non è facile fare pronostici anche perché Federer non gioca in gara dal 2 ottobre ed Agassi addirittura dall'11 settembre, quando fu sconfitto proprio da Federer nella finale dell'Open degli Stati Uniti. A parte la formula, il Masters ha anche un altro problema relativo alla superficie. Infatti la collocazione in calendario rende quasi obbligatorio che si giochi al coperto e comunque sul veloce Penalizzando quindi gli specialisti della terra battuta, tra i quali gli spagnoli e gli argentini. Tra l'altro proprio l'Argentina fa la parte del leone con tre partecipanti. Si giocano, da domenica a venerdì due partite al giorno , sabato le semifinali, domenica la finale, unia parta al meglio dei cinque set. Cominciano domenica all'alba (ore 6, diretta su Sky 3) Federer e Nalbandian seguiti da Ljubicic e Coria. Poi gli orari diventano più accettabili perché da lunedì al venerdì il collegamento è a mezzo giorno.

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