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Se l'attacco alla Coca Cola nuoce a Roma 2016

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Cosa succede? Succede che qualcuno ipotizza lo sbarramento di qualche strada romana, con estensione del fenomeno ad altre zone della penisola, al passaggio della fiaccola olimpica destinata a raggiungere Torino il prossimo 9 febbraio, vigilia dei Giochi Olimpici invernali, dopo un lungo itinerario che toccherà 61 centri, da Cagliari a Belluno, da Reggio Calabria a Merano. Diecimila i tedofori allertati, primo d'essi l'olimpionico di maratona Stefano Baldini, che riceverà il simbolo trasmesso dai riti ellenici alla contemporaneità direttamente dalle mani del presidente Ciampi, l'8 dicembre, al Quirinale. Si dice che alla base dell'insurrezione sia la violazione dei diritti dei lavoratori perpetrata in Colombia dalla Coca Cola, sponsor storico del Comitato Olimpico Internazionale. In mancanza di prove contrarie, saremmo istintivamente portato a non dubitare dell'accusa. Ma esistono due aggravanti. La prima riguarda il travagliato evento olimpico torinese, su cui pesa tuttora la diversa interpretazione in materia di leggi antidoping tra lo Stato italiano e Cio. Che è già complicazione non da poco. La seconda mette direttamente in ballo l'affidabilità della candidatura italiana per i Giochi estivi del 2016. Siamo tra quanti poco credono alla possibilità che sia Roma, o comunque l'Italia, ad aggiudicarsi quell'assegnazione. Tuttavia, se esiste un modo di offrire, con stupefacente tempestività, un magistrale biglietto da visita a vantaggio della Capitale, qualcuno, in un municipio, ha già provveduto. Ignorando tra l'altro che saranno proprio i grandi sponsor, e non lo sciocco, reiterato, abusato slogan della «più bella città del mondo», ad orientare l'ago della bilancia a favore di una città piuttosto di un'altra. Ed avendo soprattutto messo in un canto che mentre in qualche ufficio capitolino c'era chi trovava il tempo di occuparsi di una bevanda i cui primi fruitori sono probabilmente figli e nipoti degli stessi amministratori, un'altra multinazionale, le Nazioni Unite, decideva all'unanimità, evento storico, l'estensione della tregua olimpica durante Torino 2006.

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